Belle immagini, patinate, «leccate» (come direbbe Antonio Ricci) ma troppi tagli e flash in post-produzione. Un'eccessiva foga di velocizzare che toglieva spazio allo sviluppo del racconto, alla parola. Perché comunque quella resta l'argomento base di un talent-show sui libri e il mondo degli scrittori. Per quanta spettacolarizzazione si possa ricercare. Inoltre, l'insistenza della voce fuori campo rendeva tutto troppo freddo.
«Masterpiece» è partito su Raitre con un ascolto più che discreto (689.000 spettatori, share 5,14%) per un programma tutto sommato di nicchia, ma è un prodotto vistosamente migliorabile. Tra «X-Factor» e «Masterchef», ma col retrogusto di un lavoro non totalmente finito.
Gli scrittori erano la fiera del caso umano, al limite de «I fatti vostri» di magalliana memoria: dall'anoressica al disadattato, sino al masturbatore seriale. Quello che più che al Premio Strega, ambisce al Premio Sega. C'era persino un tizio dall'italiano incerto che elaborava temini dell'asilo e che a un certo punto ha parlato di un «Ragazzo affigàno» (afghano, Nda).
Tra i giudici, per misura e competenza spiccava Giancarlo De Cataldo (quello di «Romanzo criminale»), un po' troppo austero Andrea De Carlo e Taiye Selasi, con la parlantina americaneggiante alla Bastianich, pare già pronta per l'imitazione di Maurizio Crozza. Sfumato, invece, forse troppo, il ruolo del rigido coach Massimo Coppola, editore di Isbn. Uno zombie di The Walking Dead parla in media più di lui, in ogni episodio. E quando arriva il momento della silente Elisabetta Sgarbi, che blinda lo scrittore in ascensore e si fa raccontare il suo romanzo, ti aspetti sempre che da un momento all'altro gli urli: «La Capria! La Capria! La Capria!».
Alla redazione sono arrivati 5.000 manoscritti, speriamo non tutti lavorati dalla stessa mano del già citato onanista.
«Masterpiece» è partito su Raitre con un ascolto più che discreto (689.000 spettatori, share 5,14%) per un programma tutto sommato di nicchia, ma è un prodotto vistosamente migliorabile. Tra «X-Factor» e «Masterchef», ma col retrogusto di un lavoro non totalmente finito.
Gli scrittori erano la fiera del caso umano, al limite de «I fatti vostri» di magalliana memoria: dall'anoressica al disadattato, sino al masturbatore seriale. Quello che più che al Premio Strega, ambisce al Premio Sega. C'era persino un tizio dall'italiano incerto che elaborava temini dell'asilo e che a un certo punto ha parlato di un «Ragazzo affigàno» (afghano, Nda).
Tra i giudici, per misura e competenza spiccava Giancarlo De Cataldo (quello di «Romanzo criminale»), un po' troppo austero Andrea De Carlo e Taiye Selasi, con la parlantina americaneggiante alla Bastianich, pare già pronta per l'imitazione di Maurizio Crozza. Sfumato, invece, forse troppo, il ruolo del rigido coach Massimo Coppola, editore di Isbn. Uno zombie di The Walking Dead parla in media più di lui, in ogni episodio. E quando arriva il momento della silente Elisabetta Sgarbi, che blinda lo scrittore in ascensore e si fa raccontare il suo romanzo, ti aspetti sempre che da un momento all'altro gli urli: «La Capria! La Capria! La Capria!».
Alla redazione sono arrivati 5.000 manoscritti, speriamo non tutti lavorati dalla stessa mano del già citato onanista.