Instagram è il demonio. È come rifare elettronicamente le tette a una realtà che
non ci piace, che preferiamo piegare ai nostri sogni. Così abbiamo la
pia illusione di avere vinto noi. A furia di abbellire tutto con luci e
colori sparati, ficcanti o intriganti, non si trova più una foto in giro
che non sia tarocca. Mi aspetto, a breve, anche lapidi cimiteriali e
immagini votive mirabilmente instagrammate. I parenti del defunto a
caccia di un bel punto di giallo. Perché d'accordo che il nero è sempre
un must ma - perdìo - non sarà mica morto nessuno... Cornicetta o
no, poco importa: basta aumentare la luce e scegliere il filtro giusto, e
il gioco è fatto. Il vantaggio è che chiunque può scattare una foto che
sembra decente, o persino bella, ma che di fatto non lo è. Le più immonde ciofeche
acquistano un'allure magica, e il risultato finale indubbiamente
intriga, appaga. Ci caschiamo un po' tutti, nelle lusinghe del demonio.
Finirà che entreremo dall'ottico fatti come un tossico, a cercare
disperatamente lenti instagrammate, per guardare la quotidianità
mettendo un additivo alla routine.