Di Lorenzo Sulmona
Sarà il raffreddore stagionale che non mi permette di essere abbastanza lucido e attento, ma «La Gabbia» di Gianluigi Paragone comprime talmente tanto i miei polmoni che non riesco a capire neanche la scaletta della trasmissione (e gli spot pubblicitari in definitiva diventano una meravigliosa via d’uscita dal varietà politico).
Sarà il raffreddore stagionale che non mi permette di essere abbastanza lucido e attento, ma «La Gabbia» di Gianluigi Paragone comprime talmente tanto i miei polmoni che non riesco a capire neanche la scaletta della trasmissione (e gli spot pubblicitari in definitiva diventano una meravigliosa via d’uscita dal varietà politico).
Mi sembra che anche Aldo Grasso si sia scomodato per dare un
giudizio sulla prima serata di Paragone, quindi suppongo che abbia inutilmente
trascorso oltre 2 ore davanti alla tv.
Che dire poi della riabilitazione di Oscar Giannino, ospite che ha
lasciato il segno della sua giacca rossa su fondo blu sfocato dello studio?
Certo, avrei potuto cambiare canale, ovvio, ma
l’intontimento causato dall’ascolto di interventi demagogici e confusi mi ha per
fortuna agevolato il sonno.
Alla fine, stamattina, non mi è rimasto nulla di quanto
visto ieri e questo è un gran risultato raggiunto dalla trasmissione: rischierò
la prossima settimana di soffermarmi nuovamente su La7 ricadendo nello
stesso errore!
Se mi è consentito un “paragone”, caro Gianluigi, direi che la
tua “prigione” in prima serata è come la gabbia per l’uccellino Titti. Molto stretta. È un
concetto che non sta in piedi.
Consiglio sincero: riprendi la chitarra, riapre la stagione
dei pub a Milano. Se ci dovessimo incontrare ti chiederò chi è il tuo fornitore
di braccialetti. Io li allenterei un po’ per favorire il flusso di nuove idee,
più lucide e originali.