In data 5 giugno 2013, dopo un infruttuoso colloquio con un operatore di call center, ho spedito un fax (il testo è riportato in corsivo qui sotto) al servizio cienti di Tim per sottolineare un grave disservizio. Sotto, il racconto di com'è finita la vicenda. Diffidare, sempre.
In data 4/5 u.s. partendo per un mese negli
Stati Uniti (ritorno in Italia previsto per il 2/6), sono stato costretto a
farmi chiamare il giorno prima da un fisso per prorogare al 2/6 (come attestava
la voce guida elettronica), appunto la scadenza del mio credito su Tim Autoricarica.
Rientrato in Italia il 2/6 mattina ho
verificato l’effettiva presenza del credito, e per non farlo scadere (alla
mezzanotte del 2/6, come avviene per tutte le vostre offerte, e come dice la
logica) mi sono premurato di farmi chiamare in giornata ancora sia da un numero Vodafone che da un fisso per raggiungere i 20 minuti necessari a prolungare la
scadenza di un mese.
Con mio grande stupore, però, durante la
giornata del 2/6 (cioè prima della scadenza annunciata dalla voce), dal
messaggio della voce guida quel credito è sparito. Ed è sparito
definitivamente.
...
Vi chiedo di verificare, dovreste avere un
preciso controllo di tutto il traffico, e di riaccreditarmi i 30 euro che Tim
mi ha ingiustamente sottratto. Ho chiamato il 119 per protestare, ma
l’operatore non solo non è stato in grado di spiegami in modo convincente che
cosa sia avvenuto (di certo una sottrazione indebita di credito), ma mi ha
detto che mi aveva dedicato «più dei 4-5 minuti che in genere si dedicano a
queste pratiche». Non faccio altri commenti su frasi del genere, perché parlano
da sole. E per fortuna che lo chiamate servizio clienti.
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A circa due settimane da questo fax (il fax è l'unico modo per comunicare con l'azienda, se il reclamo diventa serio, e in questo caso era soprattutto una questione di principio, avendo ragione a carrettate), mi ha richiamato una responsabile del servizio clienti Tim. Sosteneva che avessi sostanzialmente ragione, ma che il mese di credito per l'Autoricarica 190 scadeva in realtà non alle 23.59 del giorno indicato dalla voce guida, come qualsiasi altra offerta o credito Tim, ma - non si capisce per quale ragione - alcune ore prima, nel pomeriggio. Se avessi attivato un messaggio di informazione sul credito (procedura a me ignota, visto che comunque nessuno si era premutato di informarmi), dice la signora, avrei avuto questa informazione. (???) Vi rendete conto dell'assurdità dell'argomentazione?
In ogni caso, visto che avevo "in parte ragione", con grande magnanimità Tim mi rimborsava sotto forma di credito utilizzabile 15 dei 30 euro che mi aveva ingiustamente sottratto.
Ma uno o ha ragione, oppure ha torto. Non si può sostenere che io abbia sostanzialmente ragione, ma anche torto. Anche perché altrimenti potrei facilmente interpretarla come una furbata della serie: ci proviamo, e se aveva le gambe... Cosa ormai molto comune, non solo nell'ambito delle compagnie telefoniche.
Ho accettato i 15 euro, anche perché non mi si davano alternative, e ora mi accingo ad abbandonare Tim dopo non so quanti anni di fedeltà, raccontando questa edificante storia. Domanda finale: dal punto di vista commerciale, è così producente comportarsi così?