I quattro nuovi episodi de
«Il commissario Montalbano» stanno sbancando l’auditel, come sempre: il
secondo, giovedì scorso, ha inchiodato (si fa per dire) alla poltrona 9,9
milioni di spettatori con il 35% di share. Risultati da partita della
Nazionale. Peccato che in quest’ultima stagione, la serie non giri. Il prodotto
sembra lento, sfilacciato, tirato via senza troppa voglia. Mi è capitato
addirittura di sentire i commenti di alcune signore dall’ormone solitamente impazzito
per l’uomo di legge siculo che non deve chiedere mai, che hanno inquadrato un
Luca Zingaretti «un po’ appesantito, fuori forma». Qualcuna si è spinta più in
là, parlando di «principio di senescenza».
Non so quanto ci sia ancora
dei racconti di Andrea Camilleri (senz’altro la storia di base, non le sceneggiature e
i dialoghi) nell’ultimo Montalbano, che gira per la solita Vigata semi-deserta
e divora pesce e arancini nel mitico ristorantino sul mare. Di certo ci si
annoia un po’, fra vendette pretestuose, qualche apparente distrazione in fase
di scrittura, e alcuni apporti recitativi delle figure di contorno non proprio
da Oscar. Persino Catarella, parliamoci chiaro, ha stancato, ridotto com’è alla
macchietta di una macchietta. Speriamo non sia l’inizio della fine. Speriamo
che che il «Montabano sono» non si trasformi, di questo passo, in «Montalbano fui». Sarebbe un peccato.