Sanremo story, quarta serata. Un Rocco Siffredi in versione Piccolo Lord irrompe a Sanremo grazie al genio di Elio e le storie tese. Solo lui poteva pensare di arruolare il re del porno per proporre "Un bacio piccolissimo"; tra le migliori reinterpretazioni di questa lungo Festival pride del venerdì. Ti aspetti che vada di gang-bang girando con qualche carampana in platea l'inedito "Rocco prende l'Ariston", con la complicità del Maestro Beppe Vessicchio nei panni di Nacho Vidal, e invece fa il romanticone. Momenti sublimi. Godibile anche Malika Ayane, che con il solito garbo si avventura (con tanto di mini-coreografia) in "Che cosa hai messo nel caffè" di Riccardo Del Turco; e soprattutto Marco Mengoni, che convince in un classico di Tenco: "Ciao amore ciao". Meno a fuoco Daniele Silvestri, in una versione un po' ordinaria di "Piazza grande" di Dalla.
La celebrazione continua con una statua dedicata Mike Bongiorno (speriamo che ora non trafughino anche quella), e con il premio intitolato a Pippo Baudo. Purtroppo mai trafugato. Baudo, non il premio.
E se non si può far altro che inchinarsi di fronte alla maestria di Stefano Bollani, che improvvisa un medley al pianoforte che avrebbe meritato il cachet più alto nella storia sanremese, ecco che dal Brasile arriva il leggendario Caetano Veloso. Ribattezzato Venoso dopo 10 minuti di performance in quanto molti telespettatori a casa pare abbiano richiesto trasfusioni per riuscire a superare il delicato momento. Dopo 15 minuti, anche il Cristo del Corcovado, a Rio, non aveva più le braccia aperte, ma era lì che si toccava gli zebedei.
La celebrazione continua con una statua dedicata Mike Bongiorno (speriamo che ora non trafughino anche quella), e con il premio intitolato a Pippo Baudo. Purtroppo mai trafugato. Baudo, non il premio.
E se non si può far altro che inchinarsi di fronte alla maestria di Stefano Bollani, che improvvisa un medley al pianoforte che avrebbe meritato il cachet più alto nella storia sanremese, ecco che dal Brasile arriva il leggendario Caetano Veloso. Ribattezzato Venoso dopo 10 minuti di performance in quanto molti telespettatori a casa pare abbiano richiesto trasfusioni per riuscire a superare il delicato momento. Dopo 15 minuti, anche il Cristo del Corcovado, a Rio, non aveva più le braccia aperte, ma era lì che si toccava gli zebedei.