ROUTE 66 * DALLA BIRRA (ROSSA) DI EDMOND ALLA FOLLIA DI AMARILLO (TEXAS)
L'altra sera in un discreto locale di Edmond,
sobborgo di Oklahoma City, chiedo una birra rossa. Lo faccio sempre, un
po' per scaramanzia, un po' per rompere le balle, sapendo benissimo che
gli americani manco la prendono in considerazione. Ne ho vista solo una
bottiglia improbabile in un supermercato. La cameriera dice che no, non
c'è, non sa, deve chiedere. Torna dopo cinque minuti esprimendo la
totale costernazione del titolare. "Abbiamo tantissime birre qui, in
questo posto c'è veramente tutto, ma birre rosse no. Però se vuole
possiamo rimediare prendendone una normale chiara e aggiungendole succo
di pomodoro". Non stava scherzando, era serissima. Non potevano
accettare lo smacco di non averla, e la soluzione per loro più probabile
(considerato anche quello che mangiano e bevono qui), era "arrossarne"
una con un po' di pomodoro. Hai visto mai che a questo piace farlo
strano? Devono essersi chiesti. Se nel Missouri abbondano le grotte, in
Oklahoma ogni 100 metri incontri una chiesa quantomeno singolare. C'è
quella del nome di Cristo, quella del vero cognome di Cristo, quella
della Beata madre della cognata di Cristo, quella della Parola santa
nella fede genuina nella luce del Signore, e via componendo. Come da noi
s'inventano partiti, qui si svegliano la mattina e fondano una Chiesa.
Se ci pensi è anche più seria, come modalità. Una volta che hai trovato i
tuoi adepti, poi non scassi più la uallera a nessuno. Continuando a
macinare miglia (qui il limite si alza a 75) si arriva finalmente ad
Amarillo, in Texas, che corrispone suppergiù a metà del viaggio. In
Texas ero stato qualche anno fa solo nell'orrenda San Antonio: una
truffa per turisti devoti alla battaglia di Alamo e dintorni. Stavolta
invece ho capito finalmente che cosa si intende con l'idea di
"sconfinate praterie". Immagine sino a ieri più filmica che reale.
Viaggiare per ore, sino al tramonto, nel paesaggio più immenso, piatto e
sconfinato. E al tramonto scoprire la magia indescrivibile a parole (e
inconcepibile per noi, circondati da montagne) di vedere il sole che
scende, a ovest, centinaia di miglia davanti a te, e il buio della notte
dopo altrettante centinaia di miglia dietro di te. Ruoti di 180 gradi, e
ti cambia il mondo sotto gli occhi. Indimenticabile. Niente è stato difficile come lasciare
Amarillo, in Texas. Non tanto per le 10 cadillac infilzate nel suolo in
verticale in un ranch a sei miglia dalla città. Piuttosto, per la
disperante consapevolezza che forse non vedrò più The Big Texan, il
paradiso locale del trash più puro e celestiale: basta una telefonata, e
alcuni arzilli pensionati con la minima ti vengono a prendere nell'Inn
dove alloggi alla guida della loro
Limousine al limite della rottamazione (in America le vecchie Limo le
usano anche per andare all'esselunga) con tanto di corna alla Hazzard
sul cofano, e ti scaricano in un mega ristorante texano un po' fuori
mano. Lì, tra personale degnamente addobbato, divani fatti di corna, e
decine di corna d'alce appese al muro, facendo le corna, ordini il tuo
fiero pasto, cowboy. Roba onesta, si mangia e si beve persino bene. Ma
in qualunque momento, può scattare lo spettacolo, la sfida. Si alza un
bestione appartenente a un gruppo di bikers significativamente
battezzatosi "Mongoloids" (l'hanno scritto sulla t-shirt ma sfido
chiunque a non accorgersene), e va silenzioso al centro della sala. Dove
il titolare del locale con gran clamore lo presenta. Per non pagare il
conto, dovrà riuscire a mangiare in un'ora una slavina di carne da due
chili. Altrimenti, prezzo pieno e coda, alla vaccinara, tra le gambe. La
creatura molla a un quarto del cammino. Non ci sono più i "Mongoloids"
di una volta. Un altro pensionato ci riporta in albergo, ma stavolta
ottimizza caricando anche una coppia locale sulla sessantina. Lasciato
il Texas, la rombante Ford Escape che beve più di tutti gli avventori di
The Big Texan, passa il confine col New Mexico. Lo capisci da un'enorme
volta che attraversa la I40 (dalla quale ogni tanto usciamo e
rientriamo, per percorrere brevi tratti della storica Route 66), che
rilancia lo slogan dello stato: "La terra dell'incantamento". Ora, viste
le centinaia di miglia percorse in New Mexico in un paesaggio piatto,
fatto solo di sassi, terra rossa arroventata dal sole, e rari, insidiosi
cespugli, l'unico "incantamento" possibile qui è quello dei serpenti.
Devono riferirsi per forza a quello. Ci sono 30-36 gradi a ottobre
inoltrato. Ho deciso che se incontro uno a che a luglio-agosto mi mette
per iscritto che vive in New Mexico, avrà per sempre la mia stima
incondizionata.