Beppe Grillo ha detto in modo crudo ("Chi non è d'accordo, fuori dalle palle"), ciò che ha sempre professato nei fatti. Lui, Casaleggio e il M5S non sono immuni da difetti né saranno la nostra panacea, ma chiarezza e coerenza espositiva - a volte un po' brutale, ma d'altra parte questo Paese viene brutalizzato da una vita da politici di ogni colore che sono soliti inchiappettarci col sorriso e le menzogne, che cosa sarà mai un "fuori dalle palle"? - non gli è mai mancata. Le anime belle che ora si scandalizzano, o fingono di farlo per motivi propagandistici, per la sua "antidemocraticità", dovrebbero riflettere sul fatto che la Democrazia ha ragione di esistere soprattutto all'esterno, non tanto all'interno di un Movimento. Quando si è seduti tutti assieme sugli scranni a Montecitorio e si fa la conta dei voti su una proposta di legge, non quando si combatte per arrivare a sedersi su quegli scranni. La democrazia interna, quando esistono un leader e un progetto al quale si è data la propria adesione, è un aspetto - passatemi la semplificazione - "secondario". Dialettica, critiche e dissensi non possono arrivare oltre un certo limite per non danneggiare il percorso fatto sin lì. In questo senso, Grillo ha ragione ed è stato più che sincero. Chi non condivide, è libero di andarsene. Mi piacerebbe poter verificare quanti di coloro che si scandalizzano (in modo a mio avviso strumentale, perché il M5S fa molta paura), sarebbero disposti a concedere tranquillamente che altri venissero a comandare a casa loro. Secondo me, nessuno. Li accompagnerebbero alla porta, più o meno garbatamento. La democrazia interna, nei partiti, di fatto non è mai esistita. A meno che non fosse un (inconcludente) collettivo politico sessantottino. Il resto erano aspre lotte fra correnti, alle quali ci hanno abituato Dc e Pci, con qualcuno che poi teneva comunque le fila. Grillo almeno evita il minuetto delle prese per i fondelli dei finto-democratici, e dice chiaro: "Chi non è d'accordo, fuori dalle palle". Non mi pare una bestialità.
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