Francesco Totti, stavolta, è tutto nostro. Anzi, Habemus Puponem, come forse direbbe lui, dopo aver dato alle stampe un nuovo libro umoristico, «E mo’ te spiego Roma». Volumetto nel quale il calciatore giallo-rosso sorpassa a destra il suo orizzonte editorial-barzellettaro, e scherza sulla storia millenaria della Capitale. Mentre in redazione facciamo la ola per esserci accaparrati in esclusiva il campione trasversale per antonomasia (romanista ma stimato da tutti, sportivo ma spesso in prestito alla pubblicità, e con una moglie che più televisiva non si può), lui risponde docile alle nostre domande senza neanche succhiarsi il pollice come quando in campo segna il goal cruciale.
Buongiorno Totti, lei - a modo suo - la storia di Roma l’ha già scritta. Come mai ora sente il bisogno di piazzarne un’altra in versione umoristica?
«Buongiorno. Ironia e allegria permettono di raccontare storie con leggerezza, senza noia. È come un passaggio smarcante in partita, un mezzo bello ed efficace. La gente ha bisogno di sorridere. E voi lo sapete bene: il vostro settimanale i «Sorrisi» li ha nel nome, è il periodico seguito da tutti, di tutte le età».
Nel libro non chiarisce un dettaglio non trascurabile: l’ottavo Re di Roma, in definitiva, è lei o Paulo Roberto Falcão?
«Facciamo che uno siederà sul trono nei giorni dispari e l’altro nei giorni pari (sorride, Ndr). A parte gli scherzi, Falcão è una leggenda. L’essere paragonato a fuoriclasse di questa grandezza, per me rappresenta un motivo d’orgoglio».
Ho trovato esilarante il suo latino romanizzato («Anvedi quaestum», «Sei de coccium»). Parla così anche a casa, con Ilary, Cristian e Chanel?
«E’ stato divertente ideare frasi come quelle, che hanno reso il libro più spassoso, ma a casa meglio di no: s’immagina cosa sarebbe anche solo chiedere il sale a tavola? Chissà poi cosa ti passano…».
Lei è Re, ma anche gladiatore. Qual è la cosa più coraggiosa che ha fatto nella sua vita da residente nella città eterna?
«Il vero coraggio non è legato ai ruoli o alla fama. È dire sinceramente ciò che si pensa, impegnarsi per le cose in cui crediamo e fare del nostro meglio per noi e i nostri cari tutti i giorni. Ognuno, nel suo piccolo, può essere coraggioso».
Un problema che lamenta è l’impossibilità di girare indisturbato a Roma, perché sarebbe assediato dai fans. Vive blindato? Gira travestito?
«Più che lamentarmene, ci scherzo su. La gente mi dimostra affetto, un amore grandissimo. Quando ho compiuto gli anni mi è arrivata una meravigliosa marea d’auguri sul mio sito (www.francescotti.com, NdR). Non penso esista al mondo un popolo caldo come i romani».
Se incontra un laziale, scatta l’odio e finisce in rissa, o in genere prevale l’ammirazione per il Totti vip?
«No no, ma quali risse… Certamente la rivalità con i biancocelesti è sentitissima. Sono da anni capitano della Roma ed è normale che per loro io rappresenti una specie di avversario fisso, fa parte del gioco. E il sano sfottò è un aspetto goliardico e irrinunciabile del calcio».
Roma è fatta anche di Senatori: Sordi, Venditti, Baglioni, Verdone, Petrolini, Proietti e altri. Faccia una graduatoria dei suoi preferiti.
«Non la faccio: sarebbe come metterli a confronto, uno contro l’altro. Li immagino giocatori della stessa squadra, uno spaccato di romanità. A volte le graduatorie dividono, assieme si vince».
Nella sua vita, ha appeso più lucchetti a Ponte Milvio, o più fidanzati gelosi al muro?
«Niente lucchetti, né fidanzati gelosi. Ma da ragazzo avevo appeso in camera il poster di Giuseppe Giannini».
Nel libro ci sono suoi colloqui immaginari con Gesù Cristo, Giulio Cesare, Zeus e molti altri. Ma nella sua vita qual è la persona importante che ha conosciuto?
«Qui non ho dubbi: l’incontro più intenso della mia vita è stato quello con Giovanni Paolo II. Di lui non posso dimenticare gli occhi gentili e quella sensazione di pace che sembrava circondarlo».
Nell’antica Roma la tv non c’era, ma lei ha il privilegio o la sfortuna di conoscerla. Che cosa ne pensa e che cosa guarda?
«Spesso la si guarda in famiglia, di sera, lascio che scelgano anche Ilary o i ragazzi, ma quando c’è il calcio ho il telecomando. Sui nostri tre televisori guardiamo di tutto, in particolare film; poi varietà e gli eventi sportivi. La tv è utile per informarsi e svagarsi; come in tante cose, basta non esagerare».
La tv è divisa per generi: telefilm, varietà, programmi giornalistici, musicali. Come mai secondo lei il calcio fa più audience di tutti?
«Perchè è il principale sport praticato e seguito da persone di tutte le età».
E se potesse scegliere di condurre un programma, per esempio «Le iene» con Ilary?
«Ora ho in testa il calcio. Sinceramente, non ci penso».
Cinema e dischi. Che cosa le piace vedere e che cosa ascolta?
«Prevalentemente cinema e musica italiani. Mi piacciono molto le canzoni di Claudio Baglioni».
Ilary sembra avere la grinta e l’energia di Cleopatra. Le ha mai impedito di fare qualcosa?
«Ha una gran personalità ma non è una persona intransigente: parliamo di tutto e prendiamo le decisioni importanti sempre insieme. Questo significa essere una coppia».
Roma è stata fondata da Romolo, incendiata da Nerone, e sarà distrutta da chi? Da politicanti corrotti?
«No no, Roma non verrà distrutta. È per questo che è chiamata la Città Eterna, no?».
Quando lascerà il calcio, organizzerà un baccanale stile rave party allo «Stadio Olimpicum», come lo chiama lei? E come sarà?
«Non ci ho mai riflettuto, ho sempre nella testa la prossima partita da giocare. Magari quel giorno inventeremo qualcosa per salutare calorosamente tutti, ma ora è presto per pensarci».
A proposito di baccanali: che cosa ne pensa di quello che sta succedendo nella Regione Lazio?
«Altro che Bacco e i baccanali... Che gran baccano che c’è stato! La gente di Roma chiede che si faccia completa chiarezza su quel che è accaduto; poi se qualcuno ha sbagliato è giusto che paghi».
Libri sulla romanità a parte, a quando il suo prossimo spot?
«Quando mi presentano un’idea simpatica e di buon gusto, è difficile che dica di no. Tornerà l’occasione per uno spot, ma ora al centro della mia attenzione rimangono la famiglia e la Roma».
Se l’euro dovesse fallire, tornerebbe alla lira o ai sesterzi?
«Si potrebbe coniare un nuova moneta. Come li vedreste i prezzi espressi in cucchiai?».
(TV SORRISI E CANZONI - OTTOBRE 2012)
Buongiorno Totti, lei - a modo suo - la storia di Roma l’ha già scritta. Come mai ora sente il bisogno di piazzarne un’altra in versione umoristica?
«Buongiorno. Ironia e allegria permettono di raccontare storie con leggerezza, senza noia. È come un passaggio smarcante in partita, un mezzo bello ed efficace. La gente ha bisogno di sorridere. E voi lo sapete bene: il vostro settimanale i «Sorrisi» li ha nel nome, è il periodico seguito da tutti, di tutte le età».
Nel libro non chiarisce un dettaglio non trascurabile: l’ottavo Re di Roma, in definitiva, è lei o Paulo Roberto Falcão?
«Facciamo che uno siederà sul trono nei giorni dispari e l’altro nei giorni pari (sorride, Ndr). A parte gli scherzi, Falcão è una leggenda. L’essere paragonato a fuoriclasse di questa grandezza, per me rappresenta un motivo d’orgoglio».
Ho trovato esilarante il suo latino romanizzato («Anvedi quaestum», «Sei de coccium»). Parla così anche a casa, con Ilary, Cristian e Chanel?
«E’ stato divertente ideare frasi come quelle, che hanno reso il libro più spassoso, ma a casa meglio di no: s’immagina cosa sarebbe anche solo chiedere il sale a tavola? Chissà poi cosa ti passano…».
Lei è Re, ma anche gladiatore. Qual è la cosa più coraggiosa che ha fatto nella sua vita da residente nella città eterna?
«Il vero coraggio non è legato ai ruoli o alla fama. È dire sinceramente ciò che si pensa, impegnarsi per le cose in cui crediamo e fare del nostro meglio per noi e i nostri cari tutti i giorni. Ognuno, nel suo piccolo, può essere coraggioso».
Un problema che lamenta è l’impossibilità di girare indisturbato a Roma, perché sarebbe assediato dai fans. Vive blindato? Gira travestito?
«Più che lamentarmene, ci scherzo su. La gente mi dimostra affetto, un amore grandissimo. Quando ho compiuto gli anni mi è arrivata una meravigliosa marea d’auguri sul mio sito (www.francescotti.com, NdR). Non penso esista al mondo un popolo caldo come i romani».
Se incontra un laziale, scatta l’odio e finisce in rissa, o in genere prevale l’ammirazione per il Totti vip?
«No no, ma quali risse… Certamente la rivalità con i biancocelesti è sentitissima. Sono da anni capitano della Roma ed è normale che per loro io rappresenti una specie di avversario fisso, fa parte del gioco. E il sano sfottò è un aspetto goliardico e irrinunciabile del calcio».
Roma è fatta anche di Senatori: Sordi, Venditti, Baglioni, Verdone, Petrolini, Proietti e altri. Faccia una graduatoria dei suoi preferiti.
«Non la faccio: sarebbe come metterli a confronto, uno contro l’altro. Li immagino giocatori della stessa squadra, uno spaccato di romanità. A volte le graduatorie dividono, assieme si vince».
Nella sua vita, ha appeso più lucchetti a Ponte Milvio, o più fidanzati gelosi al muro?
«Niente lucchetti, né fidanzati gelosi. Ma da ragazzo avevo appeso in camera il poster di Giuseppe Giannini».
Nel libro ci sono suoi colloqui immaginari con Gesù Cristo, Giulio Cesare, Zeus e molti altri. Ma nella sua vita qual è la persona importante che ha conosciuto?
«Qui non ho dubbi: l’incontro più intenso della mia vita è stato quello con Giovanni Paolo II. Di lui non posso dimenticare gli occhi gentili e quella sensazione di pace che sembrava circondarlo».
Nell’antica Roma la tv non c’era, ma lei ha il privilegio o la sfortuna di conoscerla. Che cosa ne pensa e che cosa guarda?
«Spesso la si guarda in famiglia, di sera, lascio che scelgano anche Ilary o i ragazzi, ma quando c’è il calcio ho il telecomando. Sui nostri tre televisori guardiamo di tutto, in particolare film; poi varietà e gli eventi sportivi. La tv è utile per informarsi e svagarsi; come in tante cose, basta non esagerare».
La tv è divisa per generi: telefilm, varietà, programmi giornalistici, musicali. Come mai secondo lei il calcio fa più audience di tutti?
«Perchè è il principale sport praticato e seguito da persone di tutte le età».
E se potesse scegliere di condurre un programma, per esempio «Le iene» con Ilary?
«Ora ho in testa il calcio. Sinceramente, non ci penso».
Cinema e dischi. Che cosa le piace vedere e che cosa ascolta?
«Prevalentemente cinema e musica italiani. Mi piacciono molto le canzoni di Claudio Baglioni».
Ilary sembra avere la grinta e l’energia di Cleopatra. Le ha mai impedito di fare qualcosa?
«Ha una gran personalità ma non è una persona intransigente: parliamo di tutto e prendiamo le decisioni importanti sempre insieme. Questo significa essere una coppia».
Roma è stata fondata da Romolo, incendiata da Nerone, e sarà distrutta da chi? Da politicanti corrotti?
«No no, Roma non verrà distrutta. È per questo che è chiamata la Città Eterna, no?».
Quando lascerà il calcio, organizzerà un baccanale stile rave party allo «Stadio Olimpicum», come lo chiama lei? E come sarà?
«Non ci ho mai riflettuto, ho sempre nella testa la prossima partita da giocare. Magari quel giorno inventeremo qualcosa per salutare calorosamente tutti, ma ora è presto per pensarci».
A proposito di baccanali: che cosa ne pensa di quello che sta succedendo nella Regione Lazio?
«Altro che Bacco e i baccanali... Che gran baccano che c’è stato! La gente di Roma chiede che si faccia completa chiarezza su quel che è accaduto; poi se qualcuno ha sbagliato è giusto che paghi».
Libri sulla romanità a parte, a quando il suo prossimo spot?
«Quando mi presentano un’idea simpatica e di buon gusto, è difficile che dica di no. Tornerà l’occasione per uno spot, ma ora al centro della mia attenzione rimangono la famiglia e la Roma».
Se l’euro dovesse fallire, tornerebbe alla lira o ai sesterzi?
«Si potrebbe coniare un nuova moneta. Come li vedreste i prezzi espressi in cucchiai?».
(TV SORRISI E CANZONI - OTTOBRE 2012)