Dio è morto, e anche Batman non si sente troppo bene. Sparito da otto anni, sopravvive solo nell'anima acciaccata del suo burattinaio, il miliardario filantropo Bruce Wayne (Christian Bale). Peraltro più azzoppato dell'anima stessa. Addossarsi le colpe della morte del procuratore Harvey Dent, nel capitolo precedente della saga, non dev'essere stata una genialata, pensa Bruce, al quale sotto sotto la figura di cacca ancora brucia. Come del resto all'amico commissario Gordon (Gary Oldman). Tanto che l'ex eroe si deprime e passa tutto il tempo barricato in casa abbrutendosi davanti alle televendite di Mediashopping. Non lo regge più neanche il fido maggiordomo (Michael Caine), per intendersi.
A Gotham City, intanto, spunta una maliziosa ladra (Anne Hataway) che fa strage di cuori e collane di perle della nonna. E soprattutto un corpulento terrorista, tale Bane (l'accostamento delle due parole è voluto), che fa molta paura soprattutto perché parla amplificato e con un distorsore nella voce. È sfigurato, e si copre la faccia con una versione riveduta e corretta della maschera di Hannibal Lecter. Corre voce che abbia anche problemi di alitosi. Il suo piano - non lo indovinerete mai - è piazzare la superbomba che, se non disinnescata in tempo, finirà col far esplodere tutta la città. L'unico che può provare a salvare la capra e i cavoli è Batman, che deve tornare in servizio ma non ha più l'energia di un tempo e soprattutto ormai parla come Maurizia Paradiso. Ascoltare per credere.
Il regista e produttore Christopher Nolan confeziona un filmone coi fiocchi per far ballare l'ultimo valzer all'amato supereroe sotto antidepressivi. Il risultato convince (non credete a chi vi parla di lavoro epocale, non lo è), ma la pellicola è troppo lunga e con una trama piuttosto scontata (il finale l'avevo previsto nei dettagli a metà film, e non credo di essere il solo). Il grande pregio è soprattutto quello di essere un film livido, con alcune scene da manuale, stilisticamente perfetto, che azzera ogni possibilità di speranza e salvezza ai suoi protagonisti. Il che sarebbe ottimo, se la logica americana da blockbuster non imponesse un epilogo parzialmente a lieto fine. Che forse darà un po' di sollievo al pazzo della strage di Denver, quando lo vedrà. Si spera il più tardi possibile. VOTO: 7/8.
A Gotham City, intanto, spunta una maliziosa ladra (Anne Hataway) che fa strage di cuori e collane di perle della nonna. E soprattutto un corpulento terrorista, tale Bane (l'accostamento delle due parole è voluto), che fa molta paura soprattutto perché parla amplificato e con un distorsore nella voce. È sfigurato, e si copre la faccia con una versione riveduta e corretta della maschera di Hannibal Lecter. Corre voce che abbia anche problemi di alitosi. Il suo piano - non lo indovinerete mai - è piazzare la superbomba che, se non disinnescata in tempo, finirà col far esplodere tutta la città. L'unico che può provare a salvare la capra e i cavoli è Batman, che deve tornare in servizio ma non ha più l'energia di un tempo e soprattutto ormai parla come Maurizia Paradiso. Ascoltare per credere.
Il regista e produttore Christopher Nolan confeziona un filmone coi fiocchi per far ballare l'ultimo valzer all'amato supereroe sotto antidepressivi. Il risultato convince (non credete a chi vi parla di lavoro epocale, non lo è), ma la pellicola è troppo lunga e con una trama piuttosto scontata (il finale l'avevo previsto nei dettagli a metà film, e non credo di essere il solo). Il grande pregio è soprattutto quello di essere un film livido, con alcune scene da manuale, stilisticamente perfetto, che azzera ogni possibilità di speranza e salvezza ai suoi protagonisti. Il che sarebbe ottimo, se la logica americana da blockbuster non imponesse un epilogo parzialmente a lieto fine. Che forse darà un po' di sollievo al pazzo della strage di Denver, quando lo vedrà. Si spera il più tardi possibile. VOTO: 7/8.