Tra le figure più maestose della letteratura aziendale, c'è la
Gattamorta da Ufficio. Passa le giornate ciondolando per corridoi
reclinando la testolina a destra e a sinistra, con gli occhioni
spalancati, lanciando sguardi assassini e ammiccamenti a chiunque.
Soprattutto a chi comanda, chiaro, ma dal momento che il suo bisogno di
conquistare nuove prede alle quali farla (solo) annusare è sovrano, a
volte si esercita anche con fattorini e ometti dell'assistenza alle
macchine per il caffè, dai quali rimedia piccole, innocue ricompense
in natura, come i carissimi frutta snack della Yomo. Al compagno dedica
invece lunghi cinguettii al cellulare, appostandosi in una zona
riservata, ma continuando rigorosamente a lanciare occhiate di miele ai
passanti.
La Gattamorta da Ufficio resiste fino all'arrivo di una Gattamorta più giovane e performante, poi sbrocca, si licenzia e (ormai clamorosamente fuori età) fa domanda per partecipare al «Grande Fratello». Al provino, le fanno cantare «Fatti più in là» delle Sorelle Bandiera. Si incazza a morte perché non passa il casting.
La Gattamorta da Ufficio resiste fino all'arrivo di una Gattamorta più giovane e performante, poi sbrocca, si licenzia e (ormai clamorosamente fuori età) fa domanda per partecipare al «Grande Fratello». Al provino, le fanno cantare «Fatti più in là» delle Sorelle Bandiera. Si incazza a morte perché non passa il casting.