Non è noto quanto merita.
Eppure l’intervento di «ablazione della fibrillazione atriale con metodica
transcatetere» può risultare definitivo nella risoluzione della maggior parte
delle aritmie. Leggendo qua e là, anche on-line, c’è chi parla addirittura del
95-98% dei casi.
È così, dottor Bruno Pezzulich,
responsabile dell’Unità di Elettrofisiologia Maria Pia Hospital, di Torino?
«Non esageriamo. In base alla
mia esperienza, ormai decennale, si va dal 75 al 90% dei casi, a seconda del
tipo di problema. È comunque una percentuale altissima».
Perché questo intervento
non è così noto e diffuso?
«Probabilmente perché non è
facilissimo da fare. Non ci sono molte persone in grado. Bisogna passare
dall’atrio destro al sinistro bucando una membranella molto sottile».
Quante persone sono
interessate dal problema fibrillazione atriale?
«Passati i 60 anni, riguarda
il 4% della popolazione; si sale al 20% oltre gli 80. È responsabile di 1/3 di
tutti gli ictus e raddoppia la mortalità totale. A volte si rende necessario il
trapianto».
Quali disfunzioni provoca?
«Cala la funzione di pompa
del cuore, che normalmente muove sei litri di sangue al minuto. Con la
fibrillazione, il 20% in meno. Alcuni pazienti se ne accorgono, altri no. Il
battito del cuore è detto “irregolarmente irregolare”. In latino, “delirium
cordis”».
Come si individua oltre
ogni ragionevole dubbio, per evitare i problemi nei quali è incorso il lettore?
«Basta un
elettrocardiogramma, oppure con un Olter che prevede un monitoraggio di 24
ore».
(SALUTE! di TV SORRISI E CANZONI)