Nella simpatica (dipende dai punti di vista) querelle che un anno fa mi ha contrapposto, assieme ad altri 150 mila valorosi su Facebook e sui giornali di mezza Italia, a Christian De Sica, Neri Parenti e Aurelio De Laurentiis quando combattevamo per favorire il boicottaggio dell'immondo prequel di «Amici miei», c'era un chiaro messaggio sottotraccia: quando la finiremo con i cinepanettoni? Non è ora di smetterla di propinare al pubblico questa paccottiglia para-vacanziera di quart'ordine spacciata per cinema?
Ebbene, il prequel di «Amici miei» è stato - non solo per merito nostro, hanno fatto quasi tutto da soli - uno tra i più grandi flop nella storia delle sale italiane. Un rapporto costo pellicola/spettatori imbarazzante. Quando ho misurato l'entità del loro tracollo, ho capito che era finito il consenso e che stava inevitabilmente per chiudersi anche l'altro capitolo: quello delle trasferte scoreggione della combriccola di mister De Sica, un buon caratterista che qualcuno per molti anni ha tentato di spacciare per vero attore. Errore grossolano.
Ora il momento è arrivato: il produttore De Laurentiis (lo stesso che nei giorni scorsi ha minacciato di mettere le mani addosso a un giornalista, e che tanti sgambetti mi ha riservato durante la battaglia anti-prequel) ha decretato ufficialmente la morte del suo sformato attoriale. Dal prossimo Natale, per continua emorragia di pubblico, sparirà il classico cinepanettone, già vistosamente agonizzante. È finita. Usciamo nelle piazze con le bandiere. Altroché Europei di calcio.

Stanotte, sotto le lenzuola, forse vi dedicherò una flatulenza alla memoria.