Nella simpatica (dipende dai punti di vista) querelle che un anno fa mi ha contrapposto, assieme ad altri 150 mila valorosi su Facebook e sui giornali di mezza Italia, a Christian De Sica, Neri Parenti e Aurelio De Laurentiis quando combattevamo per favorire il boicottaggio dell'immondo prequel di «Amici miei», c'era un chiaro messaggio sottotraccia: quando la finiremo con i cinepanettoni? Non è ora di smetterla di propinare al pubblico questa paccottiglia para-vacanziera di quart'ordine spacciata per cinema?
Ebbene, il prequel di «Amici miei» è stato - non solo per merito nostro, hanno fatto quasi tutto da soli - uno tra i più grandi flop nella storia delle sale italiane. Un rapporto costo pellicola/spettatori imbarazzante. Quando ho misurato l'entità del loro tracollo, ho capito che era finito il consenso e che stava inevitabilmente per chiudersi anche l'altro capitolo: quello delle trasferte scoreggione della combriccola di mister De Sica, un buon caratterista che qualcuno per molti anni ha tentato di spacciare per vero attore. Errore grossolano.
Ora il momento è arrivato: il produttore De Laurentiis (lo stesso che nei giorni scorsi ha minacciato di mettere le mani addosso a un giornalista, e che tanti sgambetti mi ha riservato durante la battaglia anti-prequel) ha decretato ufficialmente la morte del suo sformato attoriale. Dal prossimo Natale, per continua emorragia di pubblico, sparirà il classico cinepanettone, già vistosamente agonizzante. È finita. Usciamo nelle piazze con le bandiere. Altroché Europei di calcio.
Inutile dire che mi godo lo spettacolo, sorridendo di fronte alle dichiarazione dello stesso regista cinepanettonaro (che aveva fortemente voluto quell'aborto di «Amici miei») Neri Parenti, deciso a tornare in pista il prossimo anno con un film in concorrenza con il prodotto natalizio del (si immagina) ex amico De Laurentiis. Che peccato, ragazzi... Avete lavorato così tanto bene insieme in questi decenni... Che cos'era andare avanti ancora - non dico tanto - per un paio di lustri. Eppure niente. Non c'è più la mezza stagione e neppure la gratitudine nei confronti di quel pubblico che tanto vi ha amato.
Stanotte, sotto le lenzuola, forse vi dedicherò una flatulenza alla memoria.