Se digrignate i denti, avrete
senz’altro i vostri buoni motivi. Il problema è che non si fa. Non tanto per
questioni di etichetta, quanto per motivi di salute. Perché a rischio – nei
casi più gravi - c’è persino la vostra possibilità di aprire la bocca in futuro.
E non è poca cosa.
Il cosiddetto bruxismo,
ovvero quel serramento del muscolo masticatore (della mascella, in buona
sostanza) che provoca digrignamento dei denti superiori e inferiori con
sfregamento, si manifesta soprattutto di notte, durante la seconda fase del
sonno. Piccole e ripetute “crisi”, di qualche secondo, che nei casi più
rumorosi disturbano anche chi riposa accanto a noi. Il risultato è che ci si
sveglia con un indolenzimento della muscolatura facciale, e a volte del collo
stesso, e si mette a rischio l’integrità dello smalto dei propri denti, che
progressivamente si assottigliano e sono più esposti a fratture. Quando si
bruxa (così, nel linguaggio degli esperti) durante il giorno, si parla invece
di «serramento» della mandibola. Anche durante questa azione si sviluppa
inconsapevolamente una pressione di svariati chilogrammi sui nostri incolpevoli
denti.
«Più che una patologia vera e
propria» spiega il professor Enrico Gherlone, primario di Odontoiatria
dell’ospedale San Raffaele di Milano «il bruxismo è una parafunzione – spesso
associata ad abitudini come succhiarsi le labbra o mangiarsi le unghie - che
può provocare problemi è che si manifesta in modo trasversale nella
popolazione, sia come fasce sociali che come età. Non si può identificare
esattamente una categoria più o meno colpita. Se il 60% delle persone ha un
movimento notturno del muscolo masticatore, si può parlare di vero e proprio
bruxismo nell’8% dei casi. Può essere associato a disturbi del sonno, cosa che
stiamo studiando ultimamamente in modo approfondito, ma a causarlo è
fondamentalmente lo stress continuo al quale siamo sottoposti nella nostra
vita; è fondamentalmente un modo per scaricare l’aggressività accumulata.
Quindi il problema andrebbe risolto a monte, magari con la psicoterapia o una
lunga vacanza alle Maldive. La farmacologia tenta di essere di aiuto con
miorilassanti ed ansiolitici ma l'effetto ottenuto non è mai molto
soddisfacente a meno che non si usino alti dosaggi, il che non rende
praticabile questa via; i prodotti naturali non hanno miglior successo, in
alcuni casi abbiamo avuto giovamento con trattamenti psicologici (colloqui)
volti a ricercare e risolvere le cause di stress».
In assenza di entrambe le
opzioni, bisogna arrangiarsi curando i danni che il bruxismo provoca, oppure
cercando di limitarli con l’impiego del classico bite. Ovvero di una piccola
placca da tenere in bocca nottetempo e modellata sulla nostra dentatura. «I
danni da usura per serramento e/o sfregamento» continua Gherlone «hanno tempi di
insorgenza che dipendono essenzialmente da due fattori: la forza esercitata
durante il sonno e nei momenti di stress dal bruxista e la consistenza dello
smalto dentale. Appare ovvio che quanto più sarà alto il primo e basso il
secondo, tanto più sarà rapido ed evidente il danno. Nelle bocche con buon
allineamento dentale le forze si distribuiscono più facilmente, quindi i tempi
di usura possono essere più lenti. I tempi e i costi della ricostruzione dei
denti usurati non possono essere che dipendenti dalla gravità del danno ma che
si tratti di otturazioni, intarsi o corone ceramiche, e' fondamentale
intercettare il pericolo di nuove lesioni fornendo al paziente strumenti, bite
notturni, che servano a mo' di scudo per proteggere le ricostruzioni. I bite
migliori sono sempre i classici in resina dura, come quelli che usano gli
sportivi. Se ne stanno diffondendo anche altri morbidi, in silicone, ma mi
sento di sconsigliarli: la cedevolezza della gomma, dopo aver ammortizzato,
tende a restituire l’energia ottenendo così il risultato di indurre un rischio
dell’aumento dell’attività dei muscoli masticatori durante il sonno. Del tutto
inappropriati, invece, i bite da banco, che si comprano in farmacia e che si
modellano a qualsiasi dentatura».
Nei casi più gravi, il
bruxismo, oltre ad abrasioni alla dentatura che richiedono complicate e costose
ricostruzioni, può provocare «danni all’articolazione temporo-mandibolare (le
articolazioni temporomandibolari sono quelle che connettono la mandibola al
cranio e le due parti ossee sono separate, a bocca chiusa, da uno spazio che è
condizionato dalla somma delle altezze dei denti superiori ed inferiori in
chiusura delle arcate); e il rischio estremo è quello di non riuscire più ad
aprire la bocca» conclude Gherlone. Ora che lo sapete, potete decidere se far
leggere quest’articolo al vostro partner, oppure lasciarlo bruxare in pace.
(«SALUTE» di TV SORRISI E CANZONI)