Nell’ufficio milanese
dell’agente di Toto Cutugno, in un’ora di intervista all’«italiano vero» della
nostra canzone, respiro il fumo passivo che ho evitato in tutta una vita. Ma ne
vale la pena. L’occasione per l’incontro con Mr. «Solo noi» è la finale (sabato
26 maggio alle 21.05 su Raidue) dell’edizione 2012 dell’«Eurovision Song
Contest», meglio noto come Eurofestival. Che Cutugno vinse nel 1990, unico
italiano di sesso maschile nella storia della kermesse. L’altra fu Gigliola
Cinquetti, alcuni anni prima. Ma con lei parleremo domani.
Toto, come ricorda quella
serata?
«Eravamo a Zagabria, ancora
Jugoslavia, e portai un pezzo sull’unità europea: “Insieme 1992”. I coristi mi
dissero che si respirava uno strano clima, in città. Non molto dopo scoppiò la
guerra, e uno di quei coristi in quella guerra morì davvero».
Portava una canzone molto
legata alla cronaca…
«Sì, in quel periodo facevo
“Piacere Raiuno” nei teatri d’Italia, con Piero Badaloni e le Tate. Un giorno a
Foggia mi misi al pianoforte e nacque quel pezzo sul sogno europeo. Zagabria è
una città meravigliosa. Poi là ci fu il casino con la mongolfiera…».
Scusi, quale mongolfiera?
«Massì, la mongolfiera! Io
sono sempre stato un po’ spericolato, e la mia casa discografica, la Emi, mi ha
sempre vietato tutto, per evitare rischi. A Zagabria in quei giorni c’era il
Festival delle mongolfiere, e io di nascosto ne presi una. Il pilota, un po’
pazzo, iniziò a scendere e salire, tra monti, vallate, e quant’altro, e alla
fine atterrammo malauguratamente in un fiume. Ci salvammo, ma avevo l’acqua che
arrivava al petto. Dovetti chiamare, sempre di nascosto, il mio agente con i
soccorsi che arrivarono a ripescarmi. Un ricordo indelebile».
Ma è vero che in realtà
non avrebbe dovuto partecipare?
«Ora forse le regole sono
cambiate, ma in quel periodo partecipava di diritto il vincitore di Sanremo.
Quell’anno furono i Pooh a vincerlo, ma loro per motivi che non ho mai saputo,
decisero di non fare l’Eurofestival. Lo proposero a me, che ero arrivato
secondo. Andai, e fu un successo. Ancora oggi ho un solo, grande rammarico».
Quale?
«Tv Sorrisi non mi fece la
copertina, e credo che l’avrei meritata, con una vittoria del genere».
L’anno dopo lei lo
condusse, in coppia con l’altra vincitrice storica, Gigliola Cinquetti…
«Era il 1991, e fece
un’audience notevole per una manifestazione che in Italia non ha mai avuto
grosso seguito: 7,5 milioni d’ascolto. E Gigliola fu straordinaria. È ancora
una gran bella signora, sa?».
Ecco, perché da noi
l’Eurofestival è vissuto soprattutto come una parata di gente folkloristica?
«Non lo so. Certo, da noi c’è
Sanremo che schiaccia tutto il resto. Nei Paesi del Nord Europa e dell’Est va
fortissimo da sempre. Non dimentichiamo che da lì sono usciti anche gli Abba».
Quest’anno per commentarlo
è stata chiamata la Gialappa’s Band. Condivide la scelta?
«A dire la verità no, non mi
sembra molto adatto buttarla sul comico. Ci voleva un conduttore classico, non
il loro stile dissacratorio. Che comunque rispetto e apprezzo, ma in altri
contesti. Ecco, avrei potuto fare io il commento tecnico, e loro la presa in
giro».
Quest’anno a rappresentare
l’Italia c’è Nina Zilli.
«La trovo fresca, brava, mi
piace molto. Forse un personaggio non originalissimo, perché lo stile e la voce
ci riportano a Mina, ma in fondo cosa importa? Come mai hanno scelto lei, ha
vinto l’ultimo Sanremo?».
No, però gliel’hanno
comunicato contestualmente al Festival.
«Boh, non so… Saranno
cambiate ancora le regole... Però lei è una ragazza in gamba. Spero che vinca,
anche se come saprà molti Paesi, come il nostro, spesso si augurano che non
succeda per non essere costretti a organizzare la costosa manifestazione l’anno
successivo».
Lei non ha più
partecipato, come concorrente?
«Avrei dovuto farlo di
diritto nell’80, quando vinsi Sanremo con “Solo noi”, ma in quel periodo la Rai
e l’Italia si erano staccate dall’Eurofestival. Poi mi hanno chiesto di
concorrere anche per Svizzera e Moldavia, ma ho rifiutato».
I fans non l’avrebbero
presa bene?
«Sì, mi sarebbe parso un
tradimento verso l’Italia. Io non ero molto convinto, e credo soprattutto che
il pubblico non avrebbe gradito».
Qual è lo stato di salute
della musica italiana?
«Vedo in giro tantissimi
talenti, e pochissimi autori. L’altra sera guardavo “Amici” ed ero strabiliato
dalle capacità di molti di questi ragazzi, da Emma, alla Amoroso. Tra i nuovi
mi piaceva molto Gerardo, originale, particolare. L’avrei cercato per produrlo
personalmente, non l’avesse già per le mani l’ottima Mara Maionchi, credo. I
ragazzi comunque oggi fanno molta più fatica di noi. Per noi era più facile:
oggi se sbagli il primo singolo, poi vai nel dimenticatoio. Magari ti ripesca
qualcun altro più in là, ma non è detto».
Le hanno mai proposto di
fare il giurato in un talent-show?
«No, ma mi piacerebbe molto
essere nella rosa di “X-Factor”, qui in Italia. In compenso me l’hanno proposto
per l’edizione ucraina, e non è detto che non accetti. Il discorso è ancora
aperto».
E Sanremo?
«Là è cambiato tutto. E la
crisi discografica non aiuta. Se ci fosse la possibilità di andare promuovendo
bene una canzone, forse…».
Ha pronto un nuovo album?
«A settembre sarà pronto, ma
non è detto che esca subito. Lavoro soprattutto all’estero e devo cercare di
far coincidere calendari internazionali».
A che punto sta il progetto
di Al Bano, del mega tour in Germania con lei e Umberto Tozzi? Mancava il sì di
Tozzi…
«Che è finalmente arrivato.
Il progetto dei Tre tenori si farà, o alla fine dell’anno o agli inizi del
2013. Tozzi è un gigante, e finalmente ha accettato».
(TV SORRISI E CANZONI - MAGGIO 2012)