Neanche il tempo di dimenticare dove piazzare l’H nel loro nome, ed ecco che rispuntano i Sonohra. A due anni dall’ultimo lavoro, i fratelli Luca e Diego Fainello il 15 maggio saranno nei negozi e negli store digitali con un nuovo album, «La storia parte da qui»: 11 brani anticipati dal singolo «Si chiama libertà», con un video girato tra i sassi di Matera e impreziosito dalla straordinaria cornamusa asturiana di Hevia.
Luca, più che «La storia parte da qui», forse riparte da qui…
«Sì, si apre un nuovo capitolo. È un album molto rock, con sperimentazioni elettroniche. Ci abbiamo lavorato più di un anno e ora siamo in pieno fermento per il lancio».
Calendario massacrante?
«Ti dico solo che da stamattina alle 20 di sera abbiamo un’intervista ogni quarto d’ora».
Voi due siete veronesi, ma in te mi sembra di sentire uno spiccato accento emiliano…
«Me lo dice un sacco di gente, ma giuro che sono veronese al 100%!».
In questi anni, quanto e come siete cambiati?
«Il nostro cambiamento è nato dai tanti viaggi fatti, sempre insieme e per lavoro: Sudamerica, Inghilterra… Il viaggio apre la mente e avvicina a nuove culture ed esperienze. Inevitabile, che lasci segni addosso, in quello che fai e che scrivi».
Sbaglio, o stavolta vi proponete con un look della serie «Valerio Scanu, il ritorno»?
«Perché, com’è il look di Scanu? (Luca ride, ndr). Scherzi a parte, ci siamo fatti crescere la barba, ma non c’è niente di studiato a tavolino. Nessuno ci cura l’immagine. Oggi siamo così, e ci vestiamo a seconda di come ci svegliamo la mattina».
Davvero non c’è la voglia di passare da «boy-duo» a qualcosa di maggior spessore?
«Beh, non nego che questo look sia molto più rock, e si avvicina all’anima di questo nuovo disco. Ma non è una strategia commerciale».
Tra le tematiche di questo nuovo disco c’è la volontà e il bisogno di cambiamento. Fate anche i conti con la crisi, con il clima difficile che vive il Paese?
«Assolutamente. Come potremmo essere estranei all’attualità? Noi come tutti ci rendiamo conto che la politica ha deluso, che sono state fatte, negli anni, tante promesse non mantenute. Infatti un pezzo si intola proprio “Liars”, ovvero bugiardi. Il futuro è un’incognita soprattutto per noi giovani».
Come giudichi il boom del Movimento 5 stelle di Beppe Grillo?
«La gente è incazzata e Grillo e i suoi rispecchiano questa incazzatura. In tutta Italia c’è una grande voglia di cambiamento».
La crisi ha influito anche sulla produzione di questo vostro nuovo album?
«La crisi discografica si sente, ma se lavori tanto e bene, con qualche accorgimento puoi comunque arrivare al pubblico con un prodotto di alto livello. Per esempio, le lunghe fasi di pre-produzione di un disco, una volta venivano fatte solo in studio. Oggi la tecnologia ti aiuta. Con un plugin e un Mac puoi fare tutto a casa e arrivare in studio d’incisione e rifinire lì. Ma avendo già fatto il più».
Dal boom a Sanremo 2008 a oggi. Siete a uno snodo cruciale per la vostra carriera. Pensate che il pubblico, i fans, vi seguiranno ancora?
«Siamo consapevoli che questo è un momento particolare, e la scelta di virare verso il rock può essere rischiosa. Ci possono seguire, o allontanarsi. D’altra parte, oggi siamo così. Se fossimo rimasti legati al passato, sarebbe stata una forzatura».
Nel disco ci sono quattro brani in inglese. Scelta stilistica, o voglia di conquistare altri mercati?
«Entrambe le cose. Alcuni nostri pezzi si adattano molto bene all’inglese, a mio avviso. E non nego che comunque ci piacerebbe avvicinarci al mercato del Nord Europa, che ritengo potenzialmente vicino alle nostre cose».
(TV SORRISI E CANZONI - MAGGIO 2012)
Luca, più che «La storia parte da qui», forse riparte da qui…
«Sì, si apre un nuovo capitolo. È un album molto rock, con sperimentazioni elettroniche. Ci abbiamo lavorato più di un anno e ora siamo in pieno fermento per il lancio».
Calendario massacrante?
«Ti dico solo che da stamattina alle 20 di sera abbiamo un’intervista ogni quarto d’ora».
Voi due siete veronesi, ma in te mi sembra di sentire uno spiccato accento emiliano…
«Me lo dice un sacco di gente, ma giuro che sono veronese al 100%!».
In questi anni, quanto e come siete cambiati?
«Il nostro cambiamento è nato dai tanti viaggi fatti, sempre insieme e per lavoro: Sudamerica, Inghilterra… Il viaggio apre la mente e avvicina a nuove culture ed esperienze. Inevitabile, che lasci segni addosso, in quello che fai e che scrivi».
Sbaglio, o stavolta vi proponete con un look della serie «Valerio Scanu, il ritorno»?
«Perché, com’è il look di Scanu? (Luca ride, ndr). Scherzi a parte, ci siamo fatti crescere la barba, ma non c’è niente di studiato a tavolino. Nessuno ci cura l’immagine. Oggi siamo così, e ci vestiamo a seconda di come ci svegliamo la mattina».
Davvero non c’è la voglia di passare da «boy-duo» a qualcosa di maggior spessore?
«Beh, non nego che questo look sia molto più rock, e si avvicina all’anima di questo nuovo disco. Ma non è una strategia commerciale».
Tra le tematiche di questo nuovo disco c’è la volontà e il bisogno di cambiamento. Fate anche i conti con la crisi, con il clima difficile che vive il Paese?
«Assolutamente. Come potremmo essere estranei all’attualità? Noi come tutti ci rendiamo conto che la politica ha deluso, che sono state fatte, negli anni, tante promesse non mantenute. Infatti un pezzo si intola proprio “Liars”, ovvero bugiardi. Il futuro è un’incognita soprattutto per noi giovani».
Come giudichi il boom del Movimento 5 stelle di Beppe Grillo?
«La gente è incazzata e Grillo e i suoi rispecchiano questa incazzatura. In tutta Italia c’è una grande voglia di cambiamento».
La crisi ha influito anche sulla produzione di questo vostro nuovo album?
«La crisi discografica si sente, ma se lavori tanto e bene, con qualche accorgimento puoi comunque arrivare al pubblico con un prodotto di alto livello. Per esempio, le lunghe fasi di pre-produzione di un disco, una volta venivano fatte solo in studio. Oggi la tecnologia ti aiuta. Con un plugin e un Mac puoi fare tutto a casa e arrivare in studio d’incisione e rifinire lì. Ma avendo già fatto il più».
Dal boom a Sanremo 2008 a oggi. Siete a uno snodo cruciale per la vostra carriera. Pensate che il pubblico, i fans, vi seguiranno ancora?
«Siamo consapevoli che questo è un momento particolare, e la scelta di virare verso il rock può essere rischiosa. Ci possono seguire, o allontanarsi. D’altra parte, oggi siamo così. Se fossimo rimasti legati al passato, sarebbe stata una forzatura».
Nel disco ci sono quattro brani in inglese. Scelta stilistica, o voglia di conquistare altri mercati?
«Entrambe le cose. Alcuni nostri pezzi si adattano molto bene all’inglese, a mio avviso. E non nego che comunque ci piacerebbe avvicinarci al mercato del Nord Europa, che ritengo potenzialmente vicino alle nostre cose».
(TV SORRISI E CANZONI - MAGGIO 2012)