Uno tra gli ultimi luoghi comuni capaci di infiammare di insana gioia molti addetti ai lavori della tv è che «Scherzi a parte» by Luca e Paolo, sia stato un flop.
Non è vero. O comunque, lo è solo in parte. Un programma che in genere si attesta sul 17-20% di share, con qualche puntata al ribasso nelle sere più difficili, di questi tempi non può certo essere definito un successo da prima serata, ma neppure una debacle (a questo proposito, chiedete notizie a Giancalo Magalli). Gli invidiosi se ne facciano una ragione. Probabilmente lo show nel rapporto costi/benefici, poteva fare meglio. Sicuramente il mix tra l'atmosfera in studio e il materiale e lo stile di Fatma Ruffini strideva. Ma i flop sono altra cosa.
Il consiglio che però mi sento di dare, veramente dal cuore, a Luca e Paolo, è quello di scendere un po' dal piedistallo. Nessuno, come loro, vive in una percezione di assoluta grandezza che - nei fatti - non è. Bizzarri e Kessisoglu (li conosco bene da anni) sono due ragazzi in gamba, a volte un po' irruenti e chiusi, seguiti da un agente un po' autoritario ma molto bravo.
Negli anni però - già da tanti anni - si sono convinti di essere Dio, o qualcosa che gli somiglia molto. L'incarnazione di due semidei dello spettacolo. Il successo di «Camera cafè» e «Le iene» (il programma più adatto al loro cotè artistico stronzetto) in questo senso non ha aiutato. Ora Luca, che di solito ribatte colpo su colpo a qualsiasi cosa venga scritta sul web su di loro, risponderà piccato, come solo un vero genovese sa essere. Lo stesso Luca che in questi mesi di passione ci ha maniacalmente informato sui suoi profili Twitter e Facebook a proposito della letale controprogrammazione che «Scherzi» aveva ogni settimana. Come se gli altri che fanno tv non l'avessero (domandate al solito Magalli, che l'altra sera aveva contro «Amici» di Maria De Filippi e si è fermato al 13%).
Quindi, sia chiaro: 10-100-1000 Luca e Paolo, protagonisti di un ottimo Sanremo nel 2011 e di uno dubitabile nel 2012. Averne a pacchi, di Luca e Paolo. Ma per favore, ragazzi. Dio è un'altra cosa. E il totem lasciate che ve lo costruiscano gli altri, fieri di costruirvelo. Due onesti ex ragazzi che fanno spettacolo non hanno bisogno di comprarlo all'Ikea per poi montarselo a casa.
Non è vero. O comunque, lo è solo in parte. Un programma che in genere si attesta sul 17-20% di share, con qualche puntata al ribasso nelle sere più difficili, di questi tempi non può certo essere definito un successo da prima serata, ma neppure una debacle (a questo proposito, chiedete notizie a Giancalo Magalli). Gli invidiosi se ne facciano una ragione. Probabilmente lo show nel rapporto costi/benefici, poteva fare meglio. Sicuramente il mix tra l'atmosfera in studio e il materiale e lo stile di Fatma Ruffini strideva. Ma i flop sono altra cosa.
Il consiglio che però mi sento di dare, veramente dal cuore, a Luca e Paolo, è quello di scendere un po' dal piedistallo. Nessuno, come loro, vive in una percezione di assoluta grandezza che - nei fatti - non è. Bizzarri e Kessisoglu (li conosco bene da anni) sono due ragazzi in gamba, a volte un po' irruenti e chiusi, seguiti da un agente un po' autoritario ma molto bravo.
Negli anni però - già da tanti anni - si sono convinti di essere Dio, o qualcosa che gli somiglia molto. L'incarnazione di due semidei dello spettacolo. Il successo di «Camera cafè» e «Le iene» (il programma più adatto al loro cotè artistico stronzetto) in questo senso non ha aiutato. Ora Luca, che di solito ribatte colpo su colpo a qualsiasi cosa venga scritta sul web su di loro, risponderà piccato, come solo un vero genovese sa essere. Lo stesso Luca che in questi mesi di passione ci ha maniacalmente informato sui suoi profili Twitter e Facebook a proposito della letale controprogrammazione che «Scherzi» aveva ogni settimana. Come se gli altri che fanno tv non l'avessero (domandate al solito Magalli, che l'altra sera aveva contro «Amici» di Maria De Filippi e si è fermato al 13%).
Quindi, sia chiaro: 10-100-1000 Luca e Paolo, protagonisti di un ottimo Sanremo nel 2011 e di uno dubitabile nel 2012. Averne a pacchi, di Luca e Paolo. Ma per favore, ragazzi. Dio è un'altra cosa. E il totem lasciate che ve lo costruiscano gli altri, fieri di costruirvelo. Due onesti ex ragazzi che fanno spettacolo non hanno bisogno di comprarlo all'Ikea per poi montarselo a casa.