«E ricorda che bisogna preparare tutto per l’arrivo a Cellino dell’ambasciatore turco...». Al cellulare con un suo collaboratore (l’intervista che segue sarà garbatamente interrotta da cinque telefonate), seduto al tavolo di un ristorante di Milano con accanto il suo legale («Domani dobbiamo discutere una questione a Como» dice), Al Bano Carrisi sembra più un grande del G8 che non il profeta pugliese del pentagramma.
Al Bano, scusi ma... l’ambasciatore turco?
«Sì, sì. Una volta venne anche quello coreano. E un’altra Fabio Volo, che è un mio fan e cantava “Nel sole”».
È vero che sarà nel cast della prossima serie di «Un medico in famiglia»?
«Due-tre pose. Impersonerò me stesso in un episodio».
Non si fa mancare niente. Ci prova col cinema?
«E perché no? Prendo quello che il Signore offre. Guardi però che il cinema, di fatto, non l’ho mai lasciato...»
Ma si va con la memoria ai «musicarelli» con Romina, negli Anni 60.
«Quelli come “L’oro del mondo”, “Mezzanotte d’amore” e “Il suo nome è Donna Rosa”? Già, devo organizzare una “Maratona Al Bano”, a casa... No, mi riferivo ai miei road movies».
I suoi road movies?
«Documentari. Che ho fatto con i miei figli, da produttore. Uno splendido “Roma-Sydney”, in Australia. Quattro puntate di “Miraggi”, in Marocco. E poi “Nel cuore del padre”, dedicato a papà, e “Con gli occhi del cuore”, a quella roccia di mia madre».
L’Al Bano documentarista, in effetti, mancava.
«Pensi che in uno di questi viaggi credo di essere stato l’unico al mondo a cantare l’Ave Maria in una moschea».
Da non credere.
«Sì, ma sempre con il massimo rispetto di tutte le religioni. Che è fondamentale».
In «Un medico in famiglia», chi l’ha voluta?
«Non lo so. Ma mi piace pensare che sia stato l’amico Lino Banfi, anche se non ci siamo ancora sentiti».
La segue, la serie?
«Ma io sono anni che non entro manco al cinema! Troppo impegnato. Anche i cantanti nuovi, me li raccontano. E pensare che una volta ero una banca dati».
Com’è messo, con il calendario dei concerti?
«Zeppo ovunque sino al 31 dicembre. Ma ora c’è la questione della Germania...».
Quale questione?
«Il più grande impresario vuole insieme in un tour me, Toto Cutugno e Umberto Tozzi. Ci adorano, sarebbe un grande matrimonio».
Un triangolo...
«Eh, vabbé... Manca solo l’ok di Mr. Tozzi, che tarda ad arrivare. Ha pezzi immortali: “Ti amo”, “Gloria”, “Stella stai”... Basterebbe vedesse la cosa con un po’ di ironia».
È uscito anche con un libro autobiografico, «Io ci credo».
«12 mila copie vendute, dal 21 marzo. Racconto il mio rapporto con la fede. Quello di un uomo che ha avuto tante batoste, dalla vita: una figlia, il divorzio, la malattia, la cecità di mio padre...».
Sui giornali di gossip si dice che sarebbe tornato con Loredana Lecciso...
«Di Loredana apprezzo il fatto che non abbia speculato sui figli. Ha capito che accettare un’intelligente pace, fa bene a tutti».
Un’ultima curiosità: quali sono i Paesi nei quali va più forte?
«Vediamo... Turchia, Grecia, Polonia, Romania, Russia, Lettonia, Lituania, Canada, Stati Uniti, Germania, Spagna...».
Sgattaioliamo via mentre Al Bano prosegue indisturbato il suo elenco.
(TV SORRISI E CANZONI - APRILE 2012)
Al Bano, scusi ma... l’ambasciatore turco?
«Sì, sì. Una volta venne anche quello coreano. E un’altra Fabio Volo, che è un mio fan e cantava “Nel sole”».
È vero che sarà nel cast della prossima serie di «Un medico in famiglia»?
«Due-tre pose. Impersonerò me stesso in un episodio».
Non si fa mancare niente. Ci prova col cinema?
«E perché no? Prendo quello che il Signore offre. Guardi però che il cinema, di fatto, non l’ho mai lasciato...»
Ma si va con la memoria ai «musicarelli» con Romina, negli Anni 60.
«Quelli come “L’oro del mondo”, “Mezzanotte d’amore” e “Il suo nome è Donna Rosa”? Già, devo organizzare una “Maratona Al Bano”, a casa... No, mi riferivo ai miei road movies».
I suoi road movies?
«Documentari. Che ho fatto con i miei figli, da produttore. Uno splendido “Roma-Sydney”, in Australia. Quattro puntate di “Miraggi”, in Marocco. E poi “Nel cuore del padre”, dedicato a papà, e “Con gli occhi del cuore”, a quella roccia di mia madre».
L’Al Bano documentarista, in effetti, mancava.
«Pensi che in uno di questi viaggi credo di essere stato l’unico al mondo a cantare l’Ave Maria in una moschea».
Da non credere.
«Sì, ma sempre con il massimo rispetto di tutte le religioni. Che è fondamentale».
In «Un medico in famiglia», chi l’ha voluta?
«Non lo so. Ma mi piace pensare che sia stato l’amico Lino Banfi, anche se non ci siamo ancora sentiti».
La segue, la serie?
«Ma io sono anni che non entro manco al cinema! Troppo impegnato. Anche i cantanti nuovi, me li raccontano. E pensare che una volta ero una banca dati».
Com’è messo, con il calendario dei concerti?
«Zeppo ovunque sino al 31 dicembre. Ma ora c’è la questione della Germania...».
Quale questione?
«Il più grande impresario vuole insieme in un tour me, Toto Cutugno e Umberto Tozzi. Ci adorano, sarebbe un grande matrimonio».
Un triangolo...
«Eh, vabbé... Manca solo l’ok di Mr. Tozzi, che tarda ad arrivare. Ha pezzi immortali: “Ti amo”, “Gloria”, “Stella stai”... Basterebbe vedesse la cosa con un po’ di ironia».
È uscito anche con un libro autobiografico, «Io ci credo».
«12 mila copie vendute, dal 21 marzo. Racconto il mio rapporto con la fede. Quello di un uomo che ha avuto tante batoste, dalla vita: una figlia, il divorzio, la malattia, la cecità di mio padre...».
Sui giornali di gossip si dice che sarebbe tornato con Loredana Lecciso...
«Di Loredana apprezzo il fatto che non abbia speculato sui figli. Ha capito che accettare un’intelligente pace, fa bene a tutti».
Un’ultima curiosità: quali sono i Paesi nei quali va più forte?
«Vediamo... Turchia, Grecia, Polonia, Romania, Russia, Lettonia, Lituania, Canada, Stati Uniti, Germania, Spagna...».
Sgattaioliamo via mentre Al Bano prosegue indisturbato il suo elenco.
(TV SORRISI E CANZONI - APRILE 2012)