FUTURA. «Ero a Berlino per un
concerto, mi feci portare al check point e mi misi a guardare il muro che
allora divideva la città. Ero amico del direttore di Stern e una sera lo andai
a trovare in redazione. Dalla finestra si vedeva il muro dall’alto, con quello
che c’era al di là. Due mondi. Nacque “Futura”, la storia di una ragazza
dell’Ovest che si innamora di un ragazzo dell’Est e insieme vivono la loro
storia in una notte di guerra, anche se sono consapevoli che non
sopravviveranno…».
COME È PROFONDO IL MARE. «Mia
madre faceva la sarta. Quando avevo quasi dieci anni, nel ’53, una cliente la
pagò con una casa alle Tremiti. Cominciai a passarvi tutte le estati. Ricordo
quando mi dettero una maschera subacquea; ero un bambinetto e vidi per la prima
volta il mondo del mare. Piante, coralli, rocce. Che grandissima emozione; fu
come un pugno in faccia, come il primo bacio. Molti anni dopo, pescando nella
mia nebulosa, scrissi “Come è profondo il mare”».
CARUSO. «Mi si ruppe la
barca. Ero tra Sorrento e Capri, mi ospitarono degli amici proprietari
dell’albergo dove morì il grande tenore Enrico Caruso. Per tre giorni sentii
raccontare la storia del maestro e di quella ragazzina a cui dava lezioni di
canto e di cui era innamorato. Mi raccontavano di come, in punto di morte, gli
fosse tornata una voce così potente che anche i pescatori di lampare la
sentivano e tornavano nel porto ad ascoltarla. “Caruso” è nata così».
PIAZZA GRANDE. «Quando feci
la canzone, “Piazza grande” era un luogo d’incontro e di dibattito, si
discuteva di politica e di sport, c’erano i capannelli, un mondo scomparso che
oggi potrebbe interessare agli antropologi».
(TV SORRISI E CANZONI - MARZO 2012)