Uno sceneggiatore hollywoodiano con velleità di scrittore (Owen Wilson) visita Parigi insieme con la futura moglie (Rachel McAdams), addict dello shopping, e gli altrettanto futuribili quanto invasivi suoceri. Come se non bastasse, in riva alla Senna spunta anche una coppietta di amici di lei, resa insopportabile al nostro eroe dalla presenza di un fascinoso lui (Michael Sheen) del genere "so tutto io e tu non sei nessuno".
Per distrarsi, oltre ad affidarsi a una guida (Carla Bruni), lo stralunato americano a Parigi inizia a passeggiare per la Ville Lumiere, venendo letteralmente rapito allo scoccare della mezzanotte da un'auto d'epoca, che lo proietta nello splendore degli Anni 20. Un modo per conoscere i grandi dell'epoca, da Picasso a Hemingway, passando per Scott Fitzgerald e signora, Lautrec, Degas, e via estasiando. C'è spazio persino per invaghirsi di un'altra graziosa viaggiatrice del tempo (Marion Cotillard). Restare lì, potendo, oppure tornare al 2011?
Premesso che qualsiasi refolo di vita artistica di Woody Allen vale più dell'opera omnia di 40 generazioni di Neri Parenti, l'osannato Midnight in Paris probabilmente non è uno tra i film migliori dell'ultimo Woody, che a mio avviso ha dato il meglio di sé in "Match Point". Detto questo, nel film, inevitabilmente un po' troppo lento (quindi da non affrontare con una grigliata mista romagnola sullo stomaco) c'è tutto: amore, dubbi, gelosia. Un po' del Paolo Conte di "Vieni via con me". Altro personaggio che con Parigi ha non pochi punti in comune. E soprattutto la nostra ossessiva ricerca della felicità. Per farci capire che il nostro tempo sereno è sganciato dallo spazio esteriore e persino dal tempo, ma non può essere scisso dalla dimensione interiore. E se per migliorare il proprio stato bisogna rimettere in discussione tutto, non resta che farlo. In attesa che un sorriso riaccenda la nostra voglia d'amare.
P.S. Nel film il ruolo della glaciale Madame Sarkozy è poco più di un cameo. Come quello dell'Italia nell'unione europea. VOTO: 7,5.
Per distrarsi, oltre ad affidarsi a una guida (Carla Bruni), lo stralunato americano a Parigi inizia a passeggiare per la Ville Lumiere, venendo letteralmente rapito allo scoccare della mezzanotte da un'auto d'epoca, che lo proietta nello splendore degli Anni 20. Un modo per conoscere i grandi dell'epoca, da Picasso a Hemingway, passando per Scott Fitzgerald e signora, Lautrec, Degas, e via estasiando. C'è spazio persino per invaghirsi di un'altra graziosa viaggiatrice del tempo (Marion Cotillard). Restare lì, potendo, oppure tornare al 2011?
Premesso che qualsiasi refolo di vita artistica di Woody Allen vale più dell'opera omnia di 40 generazioni di Neri Parenti, l'osannato Midnight in Paris probabilmente non è uno tra i film migliori dell'ultimo Woody, che a mio avviso ha dato il meglio di sé in "Match Point". Detto questo, nel film, inevitabilmente un po' troppo lento (quindi da non affrontare con una grigliata mista romagnola sullo stomaco) c'è tutto: amore, dubbi, gelosia. Un po' del Paolo Conte di "Vieni via con me". Altro personaggio che con Parigi ha non pochi punti in comune. E soprattutto la nostra ossessiva ricerca della felicità. Per farci capire che il nostro tempo sereno è sganciato dallo spazio esteriore e persino dal tempo, ma non può essere scisso dalla dimensione interiore. E se per migliorare il proprio stato bisogna rimettere in discussione tutto, non resta che farlo. In attesa che un sorriso riaccenda la nostra voglia d'amare.
P.S. Nel film il ruolo della glaciale Madame Sarkozy è poco più di un cameo. Come quello dell'Italia nell'unione europea. VOTO: 7,5.