Ma quali Merkel, Sarkozy, spread, mercati fibrillanti, ed Eurozona!
E se Silvio Berlusconi si fosse dimesso soprattutto per il gusto di veder crollare gli ascolti di Michele Santoro? Trattasi di paradosso, ovviamente, ma suggestivo.
Dopo il botto iniziale (12-14% di share), com'era prevedibile, «Servizio pubblico» ha perso via via mordente e pubblico, arrivando alle ultime puntate con un parterre più che dimezzato. Non bastano il tosto monologo di Marco Travaglio, le vignette di Vauro, Padre Indignato, neppure la «gnocca intelligente» (copyright Checco Zalone) Giulia Innocenzi a parlare al mondo Twitter/Facebook.
Tolto di mezzo il nemico numero uno da colpire, senza l'arena dei litigiosi e l'effetto forte apache in terra nemica, con la concorrenza di Corrado Tu quoque Formigli e del suo buon «Piazzapulita», su La7, il profeta Michele arranca, stenta, boccheggia. Sino all'arrivederci al 12 gennaio - la gente, si sa, perde le abitudini - pronunciato ieri sera a fine puntata, con tanto di auguri natalizi e appello al suo pubblico. Una sorta di «non abbandonateci, altrimenti...» molto accorato, sino a ieri impensabile, e - diciamolo - un po' tristanzuolo per un personaggio come Michelone, abituato a trascinare le folle. Con negli occhi la paura di finire nel dimenticatoio, accennando un «non lasciamo che Napolitano e Monti facciano da soli, teniamoli d'occhio». Detto (funarianamente) più per salvare le proprie natiche che per amore di giornalismo.
Perché un conto è chiedere 10 euro per la causa (sono arrivati copiosi), un altro è elemosinare ascolto senza avere più grosse argomentazioni per farlo. Pare brutto, direbbero a Roma.
E se Silvio Berlusconi si fosse dimesso soprattutto per il gusto di veder crollare gli ascolti di Michele Santoro? Trattasi di paradosso, ovviamente, ma suggestivo.
Dopo il botto iniziale (12-14% di share), com'era prevedibile, «Servizio pubblico» ha perso via via mordente e pubblico, arrivando alle ultime puntate con un parterre più che dimezzato. Non bastano il tosto monologo di Marco Travaglio, le vignette di Vauro, Padre Indignato, neppure la «gnocca intelligente» (copyright Checco Zalone) Giulia Innocenzi a parlare al mondo Twitter/Facebook.
Tolto di mezzo il nemico numero uno da colpire, senza l'arena dei litigiosi e l'effetto forte apache in terra nemica, con la concorrenza di Corrado Tu quoque Formigli e del suo buon «Piazzapulita», su La7, il profeta Michele arranca, stenta, boccheggia. Sino all'arrivederci al 12 gennaio - la gente, si sa, perde le abitudini - pronunciato ieri sera a fine puntata, con tanto di auguri natalizi e appello al suo pubblico. Una sorta di «non abbandonateci, altrimenti...» molto accorato, sino a ieri impensabile, e - diciamolo - un po' tristanzuolo per un personaggio come Michelone, abituato a trascinare le folle. Con negli occhi la paura di finire nel dimenticatoio, accennando un «non lasciamo che Napolitano e Monti facciano da soli, teniamoli d'occhio». Detto (funarianamente) più per salvare le proprie natiche che per amore di giornalismo.
Perché un conto è chiedere 10 euro per la causa (sono arrivati copiosi), un altro è elemosinare ascolto senza avere più grosse argomentazioni per farlo. Pare brutto, direbbero a Roma.