Dopo il no dell'Uomo di Similaun, GianMarco Mazzi e gli organizzatori del prossimo Festival di Sanremo hanno deciso di ripiegare su un altro superospite: Adriano Celentano. Una scelta in linea con la fresca kermesse rivierasca snobbata da Mtv solo per lacune geografiche: non sanno dove sia la riviera di Ponente. Gianni Morandi ospiterà sul palco i blitz del predicatore più lagnoso dell'etere, che spunta in video ad orologeria solo quando ha un nuovo album da promuovere. Il tutto naturalmente andando a rimorchio di eventi televisivi generosi di visibilità. Possibilmente confezionati su misura per lui, oppure, come in questo caso (pazienza) preesistenti. Manco a dirlo, la prima garanzia chiesta e sbandierata in conferenza stampa da Celentano è stata «piena libertà d'espressione». Il sottinteso è: aspettatevi che dica la qualunque su chiunque. Non farò prigionieri. Preparatevi alla verità rivelata, popolo bue che vive ignorando. Solo il re degli Ignoranti vi salverà. Da oggi in avanti copione vuole che facciano di tutto per far crescere l'attesa.
Ovviamente, come al solito, il nostro non dirà niente di epocale, fra sorrisetti alla bonazza di turno (Tamara Ecclestone) e pause modello sciopero generale dei Cobas. Insomma, Celentano sta a Beppe Grillo come Jimmy il Fenomeno sta a Carlo Rubbia.
Nel frattempo, l'ex orologiaio che ha perso il senso del tempo in cui vive, ha chiesto lo stesso compenso di Fiorello «più un euro», simbolicamente, per battere il cachet dell'uomo di Augusta. Il tutto da devolvere in beneficenza. Speriamo non si sbagli e dia ai bisognosi il cachet e non l'euro che avanza. Nonostante questo (posso scommettere un passaggio allo scaglione Irpef superiore), gli ascolti saranno copiosi. Perché nelle tele liturgie basta agitare appena appena l'acqua nel bicchere per creare una tempesta.
Per quanto tempo ancora dovremo sopportare le sceneggiate di quest'uomo ormai patetico, che non ha niente da dire ma finge di essere su un palco per salvare il mondo, manco fosse lo Schwarzenegger del bel tempo che fu?
Peccato sia pronto a rientrare dietro le quinte a uno schiocco di dita della moglie che bada a lui. Claudia Mori, una badante di lusso che lo aspetta nel retropalco.
Perché ci tocca sopportare ancora i figuri e gli espedienti drammaturgico-mediatici della Prima Repubblica, quando ormai ci siamo lasciati alle spalle persino la seconda?
Ovviamente, come al solito, il nostro non dirà niente di epocale, fra sorrisetti alla bonazza di turno (Tamara Ecclestone) e pause modello sciopero generale dei Cobas. Insomma, Celentano sta a Beppe Grillo come Jimmy il Fenomeno sta a Carlo Rubbia.
Nel frattempo, l'ex orologiaio che ha perso il senso del tempo in cui vive, ha chiesto lo stesso compenso di Fiorello «più un euro», simbolicamente, per battere il cachet dell'uomo di Augusta. Il tutto da devolvere in beneficenza. Speriamo non si sbagli e dia ai bisognosi il cachet e non l'euro che avanza. Nonostante questo (posso scommettere un passaggio allo scaglione Irpef superiore), gli ascolti saranno copiosi. Perché nelle tele liturgie basta agitare appena appena l'acqua nel bicchere per creare una tempesta.
Per quanto tempo ancora dovremo sopportare le sceneggiate di quest'uomo ormai patetico, che non ha niente da dire ma finge di essere su un palco per salvare il mondo, manco fosse lo Schwarzenegger del bel tempo che fu?
Peccato sia pronto a rientrare dietro le quinte a uno schiocco di dita della moglie che bada a lui. Claudia Mori, una badante di lusso che lo aspetta nel retropalco.
Perché ci tocca sopportare ancora i figuri e gli espedienti drammaturgico-mediatici della Prima Repubblica, quando ormai ci siamo lasciati alle spalle persino la seconda?