Sul suo profilo Facebook, il genovese Luca Bizzarri (del duo Luca e Paolo, nella foto) ha pubblicato un'accorata lettera aperta che avrebbe voluto fosse scritta alla gente del capoluogo ligure dal sindaco Marta Vincenzi dopo l'alluvione e i morti del 4 novembre scorso. Eccola:
Cari concittadini.
Ho assistito impotente, io come voi, alla terribile alluvione che ha
colpito la nostra città. Il pomeriggio, l’interminabile pomeriggio del 4
novembre rimarrà impresso nei miei occhi e nel mio cuore per il resto
dei miei giorni. La Natura ci ha voluto ricordare quanto siano minuscole
le nostre forze rispetto alla sua , e
quanto il continuo modificarne e sconvolgerne le leggi, alla lunga,
diventi per noi una condanna all’estinzione. Ce lo ha ricordato nel modo
più atroce, togliendo la vita ai nostri cari, ai nostri vicini, ai
nostri parenti. Togliendo la casa a molti dei nostri concittadini, e
obbligandone altri a vivere un futuro più complicato e difficile. Di
questa tragedia noi tutti, che abbiamo amministrato e amministriamo la
città, non possiamo non sentirci profondamente responsabili. Siamo
responsabili tutti di quelle morti e di quelle devastazioni, la classe
dirigente che ha governato e governa da decenni non può, e non deve,
nascondersi dietro il dito del “non si poteva prevedere”. E invece si
poteva, si doveva prevedere, e soprattutto, bisognava fare di tutto
perché non succedesse. Negli ultimi quarant’anni questa città ha subito
almeno quattro grandi inondazioni, tutte nelle stesse zone , tutte con
le stesse vittime. Stiamo facendo, noi amministratori, un lavoro
difficile, avendo ereditato da chi costruì nei secoli scorsi non poche
situazioni esplosive. Stiamo facendo molto, ma evidentemente non stiamo
facendo abbastanza. I fatti parlano per noi, purtroppo.
In queste
ore ho seriamente pensato di dimettermi dalla mia carica di primo
cittadino, più che per responsabilità personali, per un senso di
vergogna rispetto ai miei cittadini, per aver fatto e far parte di chi
dovrebbe proteggerli, e non riesce a farlo. Credo però che in questo
momento ci sia bisogno di me, di una guida ,un punto di riferimento
anche se non amato, ma presente. Non è delle mie dimissioni che la
città ha bisogno. Ha bisogno di lavoro, e di serenità. Ha bisogno di
quella fratellanza che sa unire i genovesi in questi momenti. Ha bisogno
di silenzio. Per cui da oggi in poi lavorerò in silenzio, fino alla
fine dell’emergenza, lavorerò in silenzio e poi voi deciderete se avrò
fatto bene o male, se sarò responsabile o no. Ma prima del lavoro e del
silenzio c’è una necessità, un’urgenza che mi esce dal cuore, dalla
pancia. A nome di chi vi ha governato e vi governa oggi, io vi chiedo
scusa.
Chiedo scusa perché, come Sindaco ho il dovere di prendermi
la responsabilità di farlo,di chiedervi scusa e lavorare in silenzio.
Il Sindaco di Genova.