Ragà, sono tre notti che non dormo...». Checco Zalone, a Rimini da sei giorni in un bagno di sudore, non scuce una sillaba in più. Ed è un po’ strano a vedersi per lo Zelig di Capurso (Bari), che quando canta a squarciagola parole come: razzo, mulo, diga e maglioni, intuisci subito, in rima, dove voglia andare a parare. A poche ore dal debutto del suo «Resto umile World Tour», Luca Medici (sempre lui, all’anagrafe) stavolta ha l’insopprimibile necessità di tenersi tutto dentro. Il termometro della sua ormai proverbiale ansia da prima della prima sale tacca dopo tacca, minuto dopo minuto, ed è difficile arginare una febbre palpabile. Soprattutto dietro le quinte, fra gli addetti ai lavori del 105 Stadium, impegnati nelle ultime, concitate prove generali di uno show che nel prossimo inverno - con l’aggiunta di ospiti - conquisterà anche la prima serata di Canale 5. «Non c’è problema, lui fa sempre così: all’inizio va in panico, poi parte e diventa irresistibile appena si apre il sipario» dice un ragazzo dello staff. L’unico impassibile è Gennaro Nunziante, regista, co-autore dello show e uomo ombra del golden boy del cabaret e del cinema nostrano. Il quale, asserragliato in camerino e indeciso se radersi completamente o lasciare un velo di barba più sottile, ingaggia una memorabile battaglia impari contro un nuovo, sofisticato rasoio elettrico multi testina. Il problema è: quale usare e come montarla? Dopo qualche tentativo allo specchio, vince il rasoio, le guance di Checco diventano a macchia di leopardo, e lui saggiamente opta per schiuma, lametta e rasatura integrale.
Tre ore di pausa modello eremitaggio sul Tibet, e all’improvviso, a palazzetto pieno, Luca - con l’adrenalina in circolo - irrompe sul palco. Da lì in poi è un trionfo. Il primo pensiero è per i bambini in sala. «Vi voglio bene ma penso a quando avanzeranno nuovi idoli, che vi insegneranno parolacce più moderne. Promettetemi di pensare sempre a chi vi ha dato le basi». Il tasso di scurrilità poco sorvegliato del buon Checco preoccupa un po’ anche qualche genitore che lavora in produzione, e con figli Zalone-dipendenti. Quattro chiacchiere in pausa bastano a fugare ogni dubbio: «In fondo in giro ne sentono di peggio, quindi...». Colui che è rimasto umile, intanto, squadra il suo pubblico: «Vedo un idraulico, un falegname, un palchettista... Insomma gente che come me non fa fattura. Io vi dico: restate voi stessi. Anche se io mi sono tolto qualche sfizietto: per esempio quest’anno ho provato a pagare il canone Rai, alle poste del paese, rischiando di essere giudicato male». I personaggi sono scolpiti: Checco/Roberto Saviano, dopo aver mostrato le foto di alcune ragazze campane ree di non aver mai ceduto alle sue lusinghe, parla del problema «dei rifiuti a Napoli». E grazie alle intercettazioni si scopre che dietro la perenne astinenza sessuale dello scrittore ci sarebbe un preciso diktat della Camorra. Checco/Nichi Vendola, invece, con tanto di aureola che si illumina e fa contatto con la esse sibilante, porta in scena un che di santità rivolgendosi con parole auliche «agli efesini e ai tessalonicesi» in sala. Peccato che sul saio campeggino falce e martello. Ben diverso l’appeal del Checco/Antonio Cassano, ormai papà e marito integerrimo. Entra in scena con una culla a forma di Ferrari contenente il figlio e una serie di accessori griffati. Quando lo chiama un’amica disponibile, declina l’invito ma gira la telefonata al Premier Berlusconi. I tormenti di Checco dei Modà non sono imputabili all’amore ma a un fastidioso problema intestinale. «Una sofferenza da colite cronica. Me l’ha spiegato: non è pathos ma Malox». Due ore di show molto faticoso per Zalone, che studia da Fiorello alternando parodie cult (Jovanotti) a sfoghi liberatori. La platea s’infiamma per uno dei quattro brani inediti: «Maremoto a Porto Cervo», impreziosito da uno strepitoso cameo di Al Bano (quello vero). Il drammatico evento naturale getta lo scompiglio tra i vip in Costa Smeralda: «Rotola nell’aria, una protesi mammaria» canta Checco. «Dai punti di sutura, sembrerebbe la Ventura. Dentro una Jacuzzi, silicone fatto a pezzi. Unendo tutto assieme, viene fuori la Parietti».
(TV SORRISI E CANZONI - SETTEMBRE 2011)
Tre ore di pausa modello eremitaggio sul Tibet, e all’improvviso, a palazzetto pieno, Luca - con l’adrenalina in circolo - irrompe sul palco. Da lì in poi è un trionfo. Il primo pensiero è per i bambini in sala. «Vi voglio bene ma penso a quando avanzeranno nuovi idoli, che vi insegneranno parolacce più moderne. Promettetemi di pensare sempre a chi vi ha dato le basi». Il tasso di scurrilità poco sorvegliato del buon Checco preoccupa un po’ anche qualche genitore che lavora in produzione, e con figli Zalone-dipendenti. Quattro chiacchiere in pausa bastano a fugare ogni dubbio: «In fondo in giro ne sentono di peggio, quindi...». Colui che è rimasto umile, intanto, squadra il suo pubblico: «Vedo un idraulico, un falegname, un palchettista... Insomma gente che come me non fa fattura. Io vi dico: restate voi stessi. Anche se io mi sono tolto qualche sfizietto: per esempio quest’anno ho provato a pagare il canone Rai, alle poste del paese, rischiando di essere giudicato male». I personaggi sono scolpiti: Checco/Roberto Saviano, dopo aver mostrato le foto di alcune ragazze campane ree di non aver mai ceduto alle sue lusinghe, parla del problema «dei rifiuti a Napoli». E grazie alle intercettazioni si scopre che dietro la perenne astinenza sessuale dello scrittore ci sarebbe un preciso diktat della Camorra. Checco/Nichi Vendola, invece, con tanto di aureola che si illumina e fa contatto con la esse sibilante, porta in scena un che di santità rivolgendosi con parole auliche «agli efesini e ai tessalonicesi» in sala. Peccato che sul saio campeggino falce e martello. Ben diverso l’appeal del Checco/Antonio Cassano, ormai papà e marito integerrimo. Entra in scena con una culla a forma di Ferrari contenente il figlio e una serie di accessori griffati. Quando lo chiama un’amica disponibile, declina l’invito ma gira la telefonata al Premier Berlusconi. I tormenti di Checco dei Modà non sono imputabili all’amore ma a un fastidioso problema intestinale. «Una sofferenza da colite cronica. Me l’ha spiegato: non è pathos ma Malox». Due ore di show molto faticoso per Zalone, che studia da Fiorello alternando parodie cult (Jovanotti) a sfoghi liberatori. La platea s’infiamma per uno dei quattro brani inediti: «Maremoto a Porto Cervo», impreziosito da uno strepitoso cameo di Al Bano (quello vero). Il drammatico evento naturale getta lo scompiglio tra i vip in Costa Smeralda: «Rotola nell’aria, una protesi mammaria» canta Checco. «Dai punti di sutura, sembrerebbe la Ventura. Dentro una Jacuzzi, silicone fatto a pezzi. Unendo tutto assieme, viene fuori la Parietti».
(TV SORRISI E CANZONI - SETTEMBRE 2011)