MONTREUX - Il grande albergo in stile vittoriano che si affaccia sulla sponda orientale del placido lago di Ginevra - stucchi alle pareti, mobilio di pregio e un'inedita collezione di portantine - non ha certo l'aspetto di una casa di cura. Eppure l'Excelsior, da 15 anni gemellato alla Clinique Biotonus-Bon port di Montreux, è il primo avamposto europeo per la cura dello stress. Tanto che proprio qui, ogni anno, si tiene il congresso mondiale per combattere «il principale malessere della civilizzazione». C'è stress e stress, naturalmente, e non è detto che sia direttamente proporzionale allo spessore del portafogli di chi ne è vittima. Eppure in questa landa dell'opulenta Svizzera hanno tutta l'aria di preferire lo stress positivo di chi, almeno il conto in banca, l'ha in buona salute. Qualora non si fosse ancora capito, Biotonus è la clinica dei Vip, uno di quei paradisi naturali decantati dalle riviste patinate dove i personaggi del mondo dello spettacolo e del jet-set vengono a ricaricarsi le pile quando l'esaurimento bussa alle porte. E quasi sempre li trova a casa. Ne ha visti (e ne ha viste) tante, in tre lustri, il professor Claude Rossel, 50 anni, fisico minuto, luminare del settore e gran capo della clinica. Da Piaget, quello degli orologi, a Buccellati, passando attraverso decine di facce popolarissime, come quella di un attore francese tanto ironico quanto innominabile che è uscito dall'ambulanza urlando: «Il mio champagne!». «La persona che ricordo con maggiore affetto - dice Rossel - è Ugo Tognazzi, che veniva abitualmente per rilassarsi. Un tipo sorridente e diretto, straordinario: ho sofferto molto per la sua morte. Come in Amici miei metteva a soqquadro la clinica organizzando esilaranti psicoterapie di gruppo, oppure escursioni con i pazienti sui sentieri di montagna. Ovviamente nessuno voleva mancare. Era un grande psicologo con in più la capacità di farti ridere per 48 ore filate. E poi un amante degli eccessi: mi è rimasto il dubbio di non aver avuto il tempo di dargli tutti gli strumenti per raggiungere l'equilibrio che cercava». Scavando nella memoria, i nomi si rincorrono. Dagli sportivi, come il tennista Yannick Noah e l'allenatore di calcio Roy Hodgson, agli uomini politici. «Nelson Mandela - continua Rossel - aveva la curiosa abitudine di alzarsi ogni notte alle 4 per correre e fare ginnastica sul lungolago, tra la disperazione delle guardie del corpo, che dovevano seguirlo. L'abitudine all'esercizio fisico a quell'ora gli aveva salvato la vita durante la prigionia, e voleva mantenerla». Per non parlare di Michail Gorbaciov e signora. «La persona intellettualmente più viva - prosegue il clinico - che abbia mai incontrato. Venne per la prima volta nel '91, a perestroika già avviata. Mi portò un libro sull'economia Svizzera e io gli dissi che questo Paese aveva 700 anni di democrazia alle spalle. Lui mi guardò negli occhi sorridendo e disse: "Scusi, ma ritiene che questo sia un buon modello per noi?". Tornò più volte insieme con la moglie, intelligente e dominatrice». La stessa signora Raissa che - racconta Roberto Ghioni, piemontese, direttore dell'albergo - un giorno, entrando in negozio, fece restare di sasso il farmacista di Montreux, disteso con la lingua a tappetino per servirla». Un uomo che impiegò un bel po' di tempo - pare - anche per riprendersi dalla vista di David Bowie che curiosava tra gli scaffali, in mezzo a pannolini ed omogeneizzati. Del resto a Montreux le celebrità sono di casa: «Sulle montagne - continua Ghioni - c'è la villa che fu di Jimi Hendrix, e qui a due passi, in un appartamento all'ultimo piano, è morto Freddie Mercury, assistito da Montserrat Caballé. Una volta io stesso ho avvistato Michael Jackson, inconfondibile, mentre faceva footing insieme con una ragazza bionda. Entrambi con la mascherina bianca anticontagio o antiinquinamento per proteggere il viso dalla polvere». Se si passano in rassegna le donne, quelle di cui Rossel può parlare senza violare l'obbligo alla riservatezza, l'elenco non è meno interessante: «Abbiamo avuto - racconta - la vostra Barbara Bouchet (nella foto), Nathalie Baye, stella della tivù francese, e ancora Ana Obregon, l'attrice spagnola. Adorabile e timidissima è stata Isabelle Adjani, che si è rivolta a noi perché aveva problemi nei rapporti con gli altri e soffriva di attacchi di panico. Impossibile dimenticare i divismi di Tza Tza Gabor e Liz Taylor. Liz è arrivata qui con il penultimo marito: voleva essere se stessa, però è molto difficile guarire dallo stress persone che sono vittime del sistema americano, che devono essere vedettes a tutti i costi. Mentre le altre attrici, entrando, si spogliavano della loro immagine pubblica, tanto che spesso scendevano in sala da pranzo persino struccate, la Gabor e la Taylor non abbandonavano mai, neppure per un istante, il loro personaggio, e arrivavano sempre in pompa magna». «Nella maggior parte dei casi - conclude Rossel - questi artisti hanno problemi di affettività, di relazioni sociali, vogliono riequilibrarsi, fare psicoterapia. Anche il successo per loro comporta molto stress, soprattutto quando hanno un'immagine pubblica che non coincide con quella reale».
(IL GIORNALE - AGOSTO 1998)
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