Alla fine è andata come doveva andare: lo strappo fra Michele Santoro, il tele-guru della sinistra giornalistica, e la Rai, si è consumato, e michelone approderà la prossima stagione in una La7 sempre più gioiosa di poter recuperare ascolti su ascolti a discapito del servizio pubblico e di Mediaset. Probabilmente ad essere fatale è stata l'ultima puntata di «Annozero», durante la quale il conduttore ha sparato a palle incatenate contro Silvio Berlusconi. Difficile immaginare che non avrebbe avuto conseguenze. Ecco allora il divorzio ufficialmente «consensuale», che consensuale non è. Se La7 festeggia - diventando un boccone sempre più appetibile per i pubblicitari e per il probabile acquisto da parte di Carlo De Benedetti -, il gruppo di lavoro di Santoro (da Marco Travaglio a Vauro, giù giù sino ai cronisti più fidati) deve preoccuparsi di una sola cosa: l'evaporazione del magico effetto Fort Apache, cioè lavorare su Raidue per sentenza di reintegro del pretore del lavoro, essendo circondati dal nemico. Cosa che galvanizzava il pubblico del tribuno politico e sicuramente incideva anche sugli ascolti.
In ogni caso, dopo i trionfi di Enrico Mentana, per La7 l'arrivo di parte dell'audience santoriana significherà la definitiva consacrazione come Terzo Polo. E per il Biscione potrebbe rappresentare un problema.
In ogni caso, dopo i trionfi di Enrico Mentana, per La7 l'arrivo di parte dell'audience santoriana significherà la definitiva consacrazione come Terzo Polo. E per il Biscione potrebbe rappresentare un problema.