Arroccati a (estrema) difesa del tarocco che profuma di flop.
Si susseguono in questi giorni, frenetiche e disperate, le ospitate radiofoniche e televisive di Christian De Sica, Massimo Ghini, Neri Parenti & soci per promuovere l'indifendibile «Amici miei - Come tutto ebbe inizio».
Tre le strategie di comunicazione: 1) toni bassi; 2) minimizzazione del problema («Sì, c'è stata questa protesta sul web, ma che cosa saranno mai 40 mila persone...»; peccato che siano 56 mila in costante crescita, con riverbero su quasi tutti i media nazionali, ma non importa Christian, continua pure a dormire tranquillo) e soprattutto (3) spostare l'attenzione su quello che vorrebbero far passare come il punto debole di tutta la mobilitazione: «Prima guardate il film, poi giudicate».
Eh, certo, mica scemi: tu inizia a darmi i tuoi 8 euro, poi ne riparliamo. Troppo comodo. Sarebbe meraviglioso se poi potessimo riparlarne veramente. Se alla fine della proiezione qualcuno ce li rimborsasse sul serio, quegli 8 euro. Invece, come sempre, non accadrà. E siccome nella vita servono prove di tutto, tranne che della comprovata qualità del lavoro di Christian De Sica e Neri Parenti (e vogliamo parlare dell'imbarazzante trailer che circola, ovvero il biglietto da visita del film?) se permettete io i miei 8 euro - nel dubbio - me li tengo. In barba alle loro strategie di comunicazione. Parole che entrano dalle orecchie, ma si avvertono (ormai da anni) solo a posteriori.
Si susseguono in questi giorni, frenetiche e disperate, le ospitate radiofoniche e televisive di Christian De Sica, Massimo Ghini, Neri Parenti & soci per promuovere l'indifendibile «Amici miei - Come tutto ebbe inizio».
Tre le strategie di comunicazione: 1) toni bassi; 2) minimizzazione del problema («Sì, c'è stata questa protesta sul web, ma che cosa saranno mai 40 mila persone...»; peccato che siano 56 mila in costante crescita, con riverbero su quasi tutti i media nazionali, ma non importa Christian, continua pure a dormire tranquillo) e soprattutto (3) spostare l'attenzione su quello che vorrebbero far passare come il punto debole di tutta la mobilitazione: «Prima guardate il film, poi giudicate».
Eh, certo, mica scemi: tu inizia a darmi i tuoi 8 euro, poi ne riparliamo. Troppo comodo. Sarebbe meraviglioso se poi potessimo riparlarne veramente. Se alla fine della proiezione qualcuno ce li rimborsasse sul serio, quegli 8 euro. Invece, come sempre, non accadrà. E siccome nella vita servono prove di tutto, tranne che della comprovata qualità del lavoro di Christian De Sica e Neri Parenti (e vogliamo parlare dell'imbarazzante trailer che circola, ovvero il biglietto da visita del film?) se permettete io i miei 8 euro - nel dubbio - me li tengo. In barba alle loro strategie di comunicazione. Parole che entrano dalle orecchie, ma si avvertono (ormai da anni) solo a posteriori.