Giorgio Panariello non mi ha mai fatto ridere. Non so se sia un mio limite, o un suo pregio. Di certo in un film come «Amici miei - Come tutto ebbe inizio», uno che non fa ridere è perfetto. Cade come il cacio sui maccheroni. Devono averlo scelto per questo motivo, per stare ton-sur-ton col resto del cast.
Conosco Giorgio da poco più di un anno e mezzo. Da quando ci incontrammo a Sharm El Sheik sul set di una commediola, e mi scoccia un po' parlarne male perché è una brava persona. Pur non stimandolo granché professionalmente (l'ho scritto e gliel'ho sempre detto, con estrema sincertà, che non mi faceva ridere), per istinto e contadina bontà ho sempre avuto rispetto per le «brave persone».
Mi fa un po' specie leggere sulla bacheca Facebook di Giorgio - me lo segnala un iscritto al gruppo che ho fondato e che caldeggia il boicottaggio nelle sale del film di Neri Parenti e Christian De Sica - il post che vedete qui al centro, scritto immagino per rabbia o per galvanizzare i fans.
Vedi Giorgio, questa campagna non è usare internet per «inutili stronzate mentre in tutto il mondo si fanno rivoluzioni», come dici tu con demagogia degna di miglior causa e un senso un po' sfalsato del tempo. Come il nonno che si accorge del pc secoli dopo che l'hanno inventato.
Questa è una battaglia di civiltà cinematografica portata avanti attraverso il media più moderno. Il tentativo, in vitro, di provare a cambiare qualche regola del gioco, a tutela di un nome e a beneficio del buon cinema. E visto che non ci occupiamo di ricerca oncologica ma di spettacolo, nel nostro piccolo, con queste «stronzate» su internet forse possiamo provare a modificare un sistema che - lo ammetterai - è un po' marcio. Invece di chiedere a noi di vergognarci (tu non ti sei mai vergognato quando andavi in onda con l'esilarante personaggio del pr, quello de «Il marsupio sìsìsì»? Già, roba da sganasciarsi), prova a chiederti invece perché tanta gente ama in modo incommensurabile "Amici miei" (quelli veri) e detesta con tanto calore chi sfrutta un titolo storico e nobile del cinema italiano per farne carne da macello, una brutta marchetta che alla fine ha scontentato tutti.
Nella foga, hai tirato in ballo le nostre povere, incolpevoli sorelle; hai sostenuto che non abbiamo niente di meglio da fare nella vita. Forse. Siamo tutti qui a girarci i pollici aspettando di vedere le tue magistrali prove artistiche. Che purtroppo risultano - al momento - non pervenute.
Ciao Giorgio, preferisco ricordarti quando non mi facevi ridere. Ora che fai decisamente piangere, mi sa che quando ti vedo cambio canale.
Conosco Giorgio da poco più di un anno e mezzo. Da quando ci incontrammo a Sharm El Sheik sul set di una commediola, e mi scoccia un po' parlarne male perché è una brava persona. Pur non stimandolo granché professionalmente (l'ho scritto e gliel'ho sempre detto, con estrema sincertà, che non mi faceva ridere), per istinto e contadina bontà ho sempre avuto rispetto per le «brave persone».
Mi fa un po' specie leggere sulla bacheca Facebook di Giorgio - me lo segnala un iscritto al gruppo che ho fondato e che caldeggia il boicottaggio nelle sale del film di Neri Parenti e Christian De Sica - il post che vedete qui al centro, scritto immagino per rabbia o per galvanizzare i fans.
Vedi Giorgio, questa campagna non è usare internet per «inutili stronzate mentre in tutto il mondo si fanno rivoluzioni», come dici tu con demagogia degna di miglior causa e un senso un po' sfalsato del tempo. Come il nonno che si accorge del pc secoli dopo che l'hanno inventato.
Questa è una battaglia di civiltà cinematografica portata avanti attraverso il media più moderno. Il tentativo, in vitro, di provare a cambiare qualche regola del gioco, a tutela di un nome e a beneficio del buon cinema. E visto che non ci occupiamo di ricerca oncologica ma di spettacolo, nel nostro piccolo, con queste «stronzate» su internet forse possiamo provare a modificare un sistema che - lo ammetterai - è un po' marcio. Invece di chiedere a noi di vergognarci (tu non ti sei mai vergognato quando andavi in onda con l'esilarante personaggio del pr, quello de «Il marsupio sìsìsì»? Già, roba da sganasciarsi), prova a chiederti invece perché tanta gente ama in modo incommensurabile "Amici miei" (quelli veri) e detesta con tanto calore chi sfrutta un titolo storico e nobile del cinema italiano per farne carne da macello, una brutta marchetta che alla fine ha scontentato tutti.
Nella foga, hai tirato in ballo le nostre povere, incolpevoli sorelle; hai sostenuto che non abbiamo niente di meglio da fare nella vita. Forse. Siamo tutti qui a girarci i pollici aspettando di vedere le tue magistrali prove artistiche. Che purtroppo risultano - al momento - non pervenute.
Ciao Giorgio, preferisco ricordarti quando non mi facevi ridere. Ora che fai decisamente piangere, mi sa che quando ti vedo cambio canale.