Visto che non è bello parlare di canzoni (il livello qualitativo è piuttosto basso, tranne poche, lodevoli eccezioni, come «Yanez» di Davide Van De Sfroos e il testo - purtroppo solo il testo - di Roberto Vecchioni), concentriamoci sul resto.
In questo Festival la crisi si sente fino a un certo punto, visto che l'apporto di Roberto Benigni questa sera all'Ariston nella puntata televisivamente più a rischio per l'audience (già scesa di parecchi punti), quella dedicata all'Unità d'Italia, verrà compensato con 250 mila euro lordi per mezz'ora di monologo. Fors'anche perché il toscanaccio non aveva preso un penny per la performance in casa Fazio-Saviano a «Vieni via con me», e in qualche modo il suo manager Lucio Presta ha trovato il modo di battere cassa.
Si discute poi sull'apporto autorale: ieri sera i testi di Elisabetta Canalis e Belen Rodriguez, che dovrebbero essere firmati da Federico Moccia, erano oltre l'imbarazzante. Come i suoi libri, del resto. E anche Luca e Paolo, col loro intervento politicamente corretto di satira light sulla sinistra su cui non conviene fare satira, non sono stati particolarmente brillanti. Tanto che qualche addetto ai lavori li ha definiti in stile «Colorado cafè». Come dire, la massima offesa per chi si avvicina al mestiere di far ridere. Bello, invece, il pezzo «Ti sputtanerò» del debutto, dedicato alla macchina di fango Berlusconi-Fini. Scritta da Martino Clericetti (un autore che pare sia in quota CL), la cover non era certo un maglio perforante ma piuttosto delicatamente cerchiobottista. E anche in questo caso qualcuno ha malignato: «Siamo a livello Bagaglino». Fu vera gloria? Stiamo a vedere. Nel gruppo autorale, oltre a Gianni Morandi (?!), figura anche Simona Ercolani. Quella de «La pupa e il secchione», collocata a sinistra. Di pupe ne abbiamo viste. Di secchioni in questo Sanremo, per ora, neanche l'ombra.
In questo Festival la crisi si sente fino a un certo punto, visto che l'apporto di Roberto Benigni questa sera all'Ariston nella puntata televisivamente più a rischio per l'audience (già scesa di parecchi punti), quella dedicata all'Unità d'Italia, verrà compensato con 250 mila euro lordi per mezz'ora di monologo. Fors'anche perché il toscanaccio non aveva preso un penny per la performance in casa Fazio-Saviano a «Vieni via con me», e in qualche modo il suo manager Lucio Presta ha trovato il modo di battere cassa.
Si discute poi sull'apporto autorale: ieri sera i testi di Elisabetta Canalis e Belen Rodriguez, che dovrebbero essere firmati da Federico Moccia, erano oltre l'imbarazzante. Come i suoi libri, del resto. E anche Luca e Paolo, col loro intervento politicamente corretto di satira light sulla sinistra su cui non conviene fare satira, non sono stati particolarmente brillanti. Tanto che qualche addetto ai lavori li ha definiti in stile «Colorado cafè». Come dire, la massima offesa per chi si avvicina al mestiere di far ridere. Bello, invece, il pezzo «Ti sputtanerò» del debutto, dedicato alla macchina di fango Berlusconi-Fini. Scritta da Martino Clericetti (un autore che pare sia in quota CL), la cover non era certo un maglio perforante ma piuttosto delicatamente cerchiobottista. E anche in questo caso qualcuno ha malignato: «Siamo a livello Bagaglino». Fu vera gloria? Stiamo a vedere. Nel gruppo autorale, oltre a Gianni Morandi (?!), figura anche Simona Ercolani. Quella de «La pupa e il secchione», collocata a sinistra. Di pupe ne abbiamo viste. Di secchioni in questo Sanremo, per ora, neanche l'ombra.