Prima si dannano per farsi un nome. Poi arriva qualcuno e glielo «scippa». Strano destino quello di molti personaggi dello spettacolo italiano, vittime del più attuale dei furti: quello del «dominio» on-line. Di quell’indirizzo internet che - fatalmente - inizia con www («Dabeliù dabeliù dabeliù», direbbe Mike nei suoi spot) e termina con .it. In mezzo, ovviamente, nome e cognome del vip di turno. Che ne fa la propria vetrina a beneficio del pubblico.
I cosiddetti furti di dominio - e la relativa, frequente riassegnazione al legittimo proprietario - sono, spesso, un mezzo segreto ben custodito.
L’ultima a essere stata violata è quella Lucilla Agosti lanciata dal trampolino sanremese del «Dopofestival» e probabile futura iena. Il suo www.lucillaagosti.it è stato comprato per pochi euro (4,90 più il risibile costo annuo del mantenimento del sito) da tale «Skyborg77», che ora annuncia: «Dominio in vendita!», lasciando intendere di voler lanciare anche un’imminente asta su eBay. «Non sapevo niente di questa storia, e l’acquisto di quel dominio internet non è riconducibile a me o a qualcuno che mi rappresenti» dice la Agosti. Che annuncia: «Valuterò ora il da farsi, anche per capire come ci si muova in queste situazioni. Non ho molta esperienza in materia».
Il modo più semplice per agire è quello di avanzare una formale richiesta di riassegnazione del proprio nome al Nic, il registro che gestisce gli indirizzi italiani e che fa capo al Cnr. «Un controllo preventivo» dice la dottoressa Rita Rossi, responsabile dell’ufficio legale del Registro dei domini italiani «del resto è spesso molto difficile o impossibile. Però possiamo muoverci, su richiesta dell’interessato, dopo il furto del nome del personaggio, e arrivare in tempi brevi alla riassegnazione. Chi se ne è appropriato in genere rinuncia perché non può dimostrare di essere la persona in questione (fatti salvi i casi di omonimia) e colui che ne ha diritto può a quel punto ricomprarlo».
Tra i nomi più celebri finiti nel valzer ci sono quelli di Eros Ramazzotti e Adriano Celentano, ma anche quello del vicedirettore del Corriere della sera Magdi Allam, dell’attrice Valentina Pace, della conduttrice Silvia Toffanin o di Samantha De Grenet. A volte si tratta di qualche fan o fan club troppo zelante. Nella maggior parte dei casi di qualcuno che vuole speculare giocando al rialzo convincendo il personaggio a pagare qualche centiniaia o migliaia di euro per tornare in possesso del proprio nome. Per i domini .it, come abbiamo visto, non conviene cedere. Più complicato è il caso di quelli internazionali, i .com, che sfuggono alla nostra giurisdizione e che in genere sono molto ambiti dai collezionisti di nomi di belle e prosperose stelle e stelline dello spettacolo. Che spesso vedono spuntare grazie al richiamo del loro nome siti erotici non autorizzati. «In questi casi» conclude Rita Rossi «spesso i personaggi finiscono col pagare qualche euro piuttosto che affrontare complicate cause internazionali».
Ma torniamo all’Italia. I domini .it oggetto di maggiori tentativi di appropriazioni indebite sono quelli di calciatori, politici, Veline (Elisabetta Canalis e Maddalena Corvaglia, per esempio) e - naturalmente - personaggi di cronaca. Da Cogne a Garlasco, da Erba all’11 settembre, nulla sfugge alla fantasia dei «depositanti» più o meno folli. Che poi nella maggior parte dei casi non sapranno neppure che cosa farsene di quello strano nome che si sono accaparrati. Un boom si registrò dopo la morte di Papa Giovanni Paolo II (e un altro all’arrivo di Benedetto XVI), ma persino l’ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha dovuto questionare, col consueto garbo. Meno conciliante è stato Massimo D’Alema con un’associazione milanese.
E se qualche burlone ha provato a registrare Guardiadifinanza.it, persino la titolarità dell’ormai celebre blog di Beppe Grillo - all’inizio - non era riconducibile direttamente a lui o a qualcuno del suo staff.
Il più spiritoso? Quel tale che si è portato a casa (per poco tempo) il dominio www.alessiamerz.it. Dopo che l’ex Velina ha avviato la pratica di riassegnazione, ha sostenuto in tribunale che non voleva appropriarsi del suo nome, ma aprire - in realtà - un sito dedicato a tre personaggi di fantasia: i nanetti Ales, Siam e Erz.
I cosiddetti furti di dominio - e la relativa, frequente riassegnazione al legittimo proprietario - sono, spesso, un mezzo segreto ben custodito.
L’ultima a essere stata violata è quella Lucilla Agosti lanciata dal trampolino sanremese del «Dopofestival» e probabile futura iena. Il suo www.lucillaagosti.it è stato comprato per pochi euro (4,90 più il risibile costo annuo del mantenimento del sito) da tale «Skyborg77», che ora annuncia: «Dominio in vendita!», lasciando intendere di voler lanciare anche un’imminente asta su eBay. «Non sapevo niente di questa storia, e l’acquisto di quel dominio internet non è riconducibile a me o a qualcuno che mi rappresenti» dice la Agosti. Che annuncia: «Valuterò ora il da farsi, anche per capire come ci si muova in queste situazioni. Non ho molta esperienza in materia».
Il modo più semplice per agire è quello di avanzare una formale richiesta di riassegnazione del proprio nome al Nic, il registro che gestisce gli indirizzi italiani e che fa capo al Cnr. «Un controllo preventivo» dice la dottoressa Rita Rossi, responsabile dell’ufficio legale del Registro dei domini italiani «del resto è spesso molto difficile o impossibile. Però possiamo muoverci, su richiesta dell’interessato, dopo il furto del nome del personaggio, e arrivare in tempi brevi alla riassegnazione. Chi se ne è appropriato in genere rinuncia perché non può dimostrare di essere la persona in questione (fatti salvi i casi di omonimia) e colui che ne ha diritto può a quel punto ricomprarlo».
Tra i nomi più celebri finiti nel valzer ci sono quelli di Eros Ramazzotti e Adriano Celentano, ma anche quello del vicedirettore del Corriere della sera Magdi Allam, dell’attrice Valentina Pace, della conduttrice Silvia Toffanin o di Samantha De Grenet. A volte si tratta di qualche fan o fan club troppo zelante. Nella maggior parte dei casi di qualcuno che vuole speculare giocando al rialzo convincendo il personaggio a pagare qualche centiniaia o migliaia di euro per tornare in possesso del proprio nome. Per i domini .it, come abbiamo visto, non conviene cedere. Più complicato è il caso di quelli internazionali, i .com, che sfuggono alla nostra giurisdizione e che in genere sono molto ambiti dai collezionisti di nomi di belle e prosperose stelle e stelline dello spettacolo. Che spesso vedono spuntare grazie al richiamo del loro nome siti erotici non autorizzati. «In questi casi» conclude Rita Rossi «spesso i personaggi finiscono col pagare qualche euro piuttosto che affrontare complicate cause internazionali».
Ma torniamo all’Italia. I domini .it oggetto di maggiori tentativi di appropriazioni indebite sono quelli di calciatori, politici, Veline (Elisabetta Canalis e Maddalena Corvaglia, per esempio) e - naturalmente - personaggi di cronaca. Da Cogne a Garlasco, da Erba all’11 settembre, nulla sfugge alla fantasia dei «depositanti» più o meno folli. Che poi nella maggior parte dei casi non sapranno neppure che cosa farsene di quello strano nome che si sono accaparrati. Un boom si registrò dopo la morte di Papa Giovanni Paolo II (e un altro all’arrivo di Benedetto XVI), ma persino l’ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha dovuto questionare, col consueto garbo. Meno conciliante è stato Massimo D’Alema con un’associazione milanese.
E se qualche burlone ha provato a registrare Guardiadifinanza.it, persino la titolarità dell’ormai celebre blog di Beppe Grillo - all’inizio - non era riconducibile direttamente a lui o a qualcuno del suo staff.
Il più spiritoso? Quel tale che si è portato a casa (per poco tempo) il dominio www.alessiamerz.it. Dopo che l’ex Velina ha avviato la pratica di riassegnazione, ha sostenuto in tribunale che non voleva appropriarsi del suo nome, ma aprire - in realtà - un sito dedicato a tre personaggi di fantasia: i nanetti Ales, Siam e Erz.