Amadeus, ha presente Buscetta?
«Ma chi, Tommaso Buscetta, il pentito di Cosa nostra?».
Esatto. Lei in teoria dovrebbe essere il più grande pentito di casa nostra. Pentito di essere passato a Mediaset.
(Piange dal ridere) «Di solito non mi pento mai di quel che faccio, ma ho imparato una cosa: qualora nella vita dovessi trovare un programma dal forte successo pluriennale come “L’eredità”, non lo lascerò mai più. È troppo difficile sostituire qualcosa che funziona».
Farà stesso show fino alla morte?
«Ma chi, Tommaso Buscetta, il pentito di Cosa nostra?».
Esatto. Lei in teoria dovrebbe essere il più grande pentito di casa nostra. Pentito di essere passato a Mediaset.
(Piange dal ridere) «Di solito non mi pento mai di quel che faccio, ma ho imparato una cosa: qualora nella vita dovessi trovare un programma dal forte successo pluriennale come “L’eredità”, non lo lascerò mai più. È troppo difficile sostituire qualcosa che funziona».
Farà stesso show fino alla morte?
«Mi ci incatenerò fino alla pensione, giuro. Mediaset o Rai che sia. E poi la routine degli studi non mi ha mai dato problemi».
Su Raiuno «L’Eredità» ora la conduce Carlo Conti, con i suoi stessi maxi-ascolti. Vederlo in onda, brucia?
«Se le dicessi che non è vero, sarebbe la prima bugia di quest’intervista. Mi brucia pensare che potevo continuare quel successo per qualche anno. Non è invidia. Però mi resta la soddisfazione di aver scelto, fatto e contribuito a costruire un programma che è diventato un successo. Dal niente».
Da un format argentino.
«Sì, e ancora oggi è il preserale cinvente fra tutte le reti. Bravo Conti, potevo esserci io, ma nessuno mi ha puntato la pistola per farmi andare via».
Conti fa più ascolti di lei?
«Feci il record al mio ultimo anno. Punto più, punto meno, lui ha mantenuto».
Passato a Mediaset, ha fatto «Formula segreta». Così segreta che non l’ha vista nessuno.
«Sì, tanto che è rimasta in onda 23 giorni».
Qui superpentito, direi.
«Pentitissimo. Kennedy diceva: un errore non è uno sbaglio finché ci si rifiuta di correggerlo. Me ne accorsi tardi, il progetto mi cambiò sotto il naso. Ero nuovo, non volevo rompere le scatole, e ci ho messo forse un po’ di presunzione».
Sportiva ammissione...
«O fai un programma per tutta la vita, come David Letterman in America, oppure ti assumi quanche rischio. Non c’è conduttore che non abbia floppato, cantante o scrittore che non abbia sbagliato disco o libro. E a me un po’ piace rischiare, sono pagato bene per farlo. A patto che tutti credano nel progetto, reti comprese».
Con lei non ci hanno creduto?
«I segnali brutti sono quando cominciano a spostarti di giorno, di orario, i dirigenti vanno in fibrillazione. Soffrono di ansia da prestazione».
Poi è venuto l’altro quiz di Canale 5, «1 contro 100». Che è andato male. E lei lì si giocava tutto...
«No, non sono d’accordo, non è andato male».
Se fosse così, sarebbe ancora in onda...
«Me lo sono scelto, l’ho visto in Francia, è piaciuto a me e alla rete. È partito a maggio e a settembre ha lasciato il passo a Scotti. Per tornare a Natale sperando che crescesse. E cresceva. Ha fatto una media del 21% di share dove oggi il quiz più forte al mondo che è il “Milionario” condotto dal presentatore più amato delle reti Mediaset, Scotti, fa il 23%. Due punti in più. Non sto parlando del 30%, ma del 23%...».
Quindi...
«Quindi se hai investito in un programma, continua a crederci per un anno, per un po’ di mesi. Era un preserale nuovo, occorreva dare tempo alla gente per abituarsi».
Come siete rimasti, con l’azienda?
«Sono ancora in attesa, ho un contratto con Mediaset fino ad agosto. Mi facciano sapere. D’altra parte sono stato chiamato per occuparmi del preserale di Canale 5».
Intanto però fa «Canta e vinci!» su Italia 1. Anche Buscetta «cantò», a modo suo...
«Ma non so fino a che punto abbia vinto, però».
«Canta e vinci!» è un po’ karaoke o un po’ «Chi vuol essere milionario». Qualcosa di nuovo, no?
«È vero, c’è la scalata al montepremi, ma non la stessa tensione del “Milionario”. Per il resto, novità in tv? Creare un programma ex novo si faceva prima, oggi no. Forse all’estero. Da noi si va sui format che si ritengono garantiti».
Anche Alessandro Greco fece una specie di karaoke, «Furore».
«E fu grazie a quello che andai in Rai. Mi chiamarono come ospite due volte di fila. Pensai: strano. E poi Carlo Freccero mi propose il mio primo show condotto da solo, “Festa di classe” 13 prime serate su Raidue. In conduzione da solo. Guadagnavo una cosa irrisoria: 70-80 milioni lordi per tutta la stagione. Vivevo in un appartamento fuori Roma. Mi conquistò Freccero: si mise a urlare, in piedi sulla sedia: “Abbiamo preso Amadeus!!” e mi fece sentire importante».
Su Raiuno «L’Eredità» ora la conduce Carlo Conti, con i suoi stessi maxi-ascolti. Vederlo in onda, brucia?
«Se le dicessi che non è vero, sarebbe la prima bugia di quest’intervista. Mi brucia pensare che potevo continuare quel successo per qualche anno. Non è invidia. Però mi resta la soddisfazione di aver scelto, fatto e contribuito a costruire un programma che è diventato un successo. Dal niente».
Da un format argentino.
«Sì, e ancora oggi è il preserale cinvente fra tutte le reti. Bravo Conti, potevo esserci io, ma nessuno mi ha puntato la pistola per farmi andare via».
Conti fa più ascolti di lei?
«Feci il record al mio ultimo anno. Punto più, punto meno, lui ha mantenuto».
Passato a Mediaset, ha fatto «Formula segreta». Così segreta che non l’ha vista nessuno.
«Sì, tanto che è rimasta in onda 23 giorni».
Qui superpentito, direi.
«Pentitissimo. Kennedy diceva: un errore non è uno sbaglio finché ci si rifiuta di correggerlo. Me ne accorsi tardi, il progetto mi cambiò sotto il naso. Ero nuovo, non volevo rompere le scatole, e ci ho messo forse un po’ di presunzione».
Sportiva ammissione...
«O fai un programma per tutta la vita, come David Letterman in America, oppure ti assumi quanche rischio. Non c’è conduttore che non abbia floppato, cantante o scrittore che non abbia sbagliato disco o libro. E a me un po’ piace rischiare, sono pagato bene per farlo. A patto che tutti credano nel progetto, reti comprese».
Con lei non ci hanno creduto?
«I segnali brutti sono quando cominciano a spostarti di giorno, di orario, i dirigenti vanno in fibrillazione. Soffrono di ansia da prestazione».
Poi è venuto l’altro quiz di Canale 5, «1 contro 100». Che è andato male. E lei lì si giocava tutto...
«No, non sono d’accordo, non è andato male».
Se fosse così, sarebbe ancora in onda...
«Me lo sono scelto, l’ho visto in Francia, è piaciuto a me e alla rete. È partito a maggio e a settembre ha lasciato il passo a Scotti. Per tornare a Natale sperando che crescesse. E cresceva. Ha fatto una media del 21% di share dove oggi il quiz più forte al mondo che è il “Milionario” condotto dal presentatore più amato delle reti Mediaset, Scotti, fa il 23%. Due punti in più. Non sto parlando del 30%, ma del 23%...».
Quindi...
«Quindi se hai investito in un programma, continua a crederci per un anno, per un po’ di mesi. Era un preserale nuovo, occorreva dare tempo alla gente per abituarsi».
Come siete rimasti, con l’azienda?
«Sono ancora in attesa, ho un contratto con Mediaset fino ad agosto. Mi facciano sapere. D’altra parte sono stato chiamato per occuparmi del preserale di Canale 5».
Intanto però fa «Canta e vinci!» su Italia 1. Anche Buscetta «cantò», a modo suo...
«Ma non so fino a che punto abbia vinto, però».
«Canta e vinci!» è un po’ karaoke o un po’ «Chi vuol essere milionario». Qualcosa di nuovo, no?
«È vero, c’è la scalata al montepremi, ma non la stessa tensione del “Milionario”. Per il resto, novità in tv? Creare un programma ex novo si faceva prima, oggi no. Forse all’estero. Da noi si va sui format che si ritengono garantiti».
Anche Alessandro Greco fece una specie di karaoke, «Furore».
«E fu grazie a quello che andai in Rai. Mi chiamarono come ospite due volte di fila. Pensai: strano. E poi Carlo Freccero mi propose il mio primo show condotto da solo, “Festa di classe” 13 prime serate su Raidue. In conduzione da solo. Guadagnavo una cosa irrisoria: 70-80 milioni lordi per tutta la stagione. Vivevo in un appartamento fuori Roma. Mi conquistò Freccero: si mise a urlare, in piedi sulla sedia: “Abbiamo preso Amadeus!!” e mi fece sentire importante».
Se dovesse andare male anche stavolta, espatrierà?
“No, ricomincio da zero. Con chi mi dà fiducia e sa quello che posso dare. Sono molto sereno e sicuro. Faccio questo mestiere dall'85. Se davanti a un paio problemi mi dovessi arrendere, allora dovrei pensare che tutto quello che mi è capitato sino a oggi è stato solo un eterno colpo di culo. Non è così. E' come per un calciatore: magari sbagli due campionati di fila, ma se in passato hai segnato molto, non ti puoi essere rimbambito di botto”.
Ci sta ripensando, alla Rai?
«In questo momento sono qui e aspetto segnali da Mediaset. Quando ho un contratto non mi piace seminare in giro. Sono qui per fare cose importanti. Se Mediaset mi dà un preserale importante ma che duri magari non tre mesi ma nove-dieci mesi di seguito all'anno, non ho nessun motivo di dire me ne vado. Ho a che fare con persone che stimo: qui sono nato, anche se la consacrazione l'ho avuta in Rai che mi ha fatto crescere».
C'è un Gerry Scotti che presidai il preserale...
«Lì sono scelte che deve fare l'azienda: vuole giocare solo con una punta o con due? Penso che Gerry sia uno tra i più bravi presentatori sul mercato, ma io con il preserale in Rai per tanti anni ho vinto, e non mi sento inferiore a Gerry Scotti. Quel che fa lo lui lo posso fare io. Lo dico con serenità, senza presunzione né arroganza. Un'azienda importante dovrebbe avere più conduttori poliedrici. Sto parlando di Mediaset, non di una tv locale».
Durante una puntata de L'eredità ha dato il suo numero di cellulare. L'ha mai chiamata qualcuno?
«Non era il mio, ma del mio assistente. Uno scherzo. E' lui è impazzito: fra l'altro doveva tenerlo acceso per forza e per 10 giorni non ha avuto tregua. Gli ho detto: se hai “broccolato” qualche ragazza, però, lo devi a me...».
Lei non sopporta l'aglio. Però le vampirizzano gli ascolti. Sta pensando ad altri rimedi?
«(Ride) Accendere la luce. Forse devo accecarli con il sole... No guardi, in questo lavoro ci vuole tanta fortuna. Il programma vale l'80% del successo».
Ma come: e tutti quelli che conducono e dicono che il conduttore è fondamentale?
«Balle. Tutte grandi cazzate. Se non hai un buon programma – che vale l'80%, ripeto - non vai da nessuna parte. Io piuttosto monto a cavallo: sono anche istruttore di equitazione. Lì vale la stessa regola: puoi essere un cowboy straordinario, ma senza un buon cavallo, l'ostacolo non lo passi. Il conduttore vale il 20%».
Quando fa kickboxing e colpisce, chi vede? Qual è la sagoma che si materializza?
«Vedo solo la mia e mi ripeto: pensaci bene quando fai una scelta, nel bene e nel male. Con Conti non ho mai avuto problemi, in realtà. Con la Ventura qualcosa ai tempi di Music Farm e con Scotti una sorta di eterno antagonismo, già dai tempi della radio, ma quando ci vediamo il rapporto è buono. Non so se falsamente buono, perché il nostro ambiente è fatto di baci e abbracci, ma mi sembra buono. Credo che lui sia un uomo fortunato: un bravo conduttore, famoso, ricco. Non credo che abbia motivo di temere se Amadeus lavora un po' di più... All'estero chi conduce fa un programma alla volta. Se ne parte uno, gli interrompono l'altro. Solo da noi si va in onda con tre-quattro, ti dai la linea da solo».
Accessorio del “pacchetto Bonolis”?
«Bonolis era passato l'anno prima. Come agente ho Lucio Presta. Uno che fa il tuo interesse al di là dell'azienda: se sei felice nel fare una cosa, fa di tutto per appoggiarti. Certo, se tutti lavorano da una parte è più facile la gestione, ma in anni non ho mai sentito parlare di pacchetti. Si valuta singolarmente».
Lei è miope e daltonico. Però passando a Mediaset il colore dei soldi l'ha visto...
(Gli si illuminano gli occhi) «Sì sì, lo ammetto».
Quanti?
«Il 740 non lo espongo, ma sarei falso se dicessi che non ho pensato al lato economico. Il contratto base è più o meno lo stesso, solo che in Rai facevo una telepromozione, a mediaset tre. Lì sta la gran differenza».
Il suo amico astrologo Paolo Fox qualche tempo fa le aveva previsto un futuro televisivo migliore. Invece è stata una sòla, come si direbbe a Roma.
«No, per la verità Fox mi sconsigliò di cambiare quando ci fu il passaggio, e io non gli diedi retta».
Caspita, allora hanno ragione gli astrologi.
«Non li consulto prima di fare una cosa, intendiamoci, ma lui è un amico e ogni tanto gli chiedo un parere. Non sono pentito, ma se non avessi provato avrei sbagliato. E poi nessuno mi ha mai detto: “1 contro 100” mai più. Sto aspettando e mi trovo bene. Piersilvio lo conosco ed è molto intelligente. Se ad agosto mi trovassi a non essere desiderato a questo punto direi ok...».
Anche lei cede al vecchio vizio dell'uomo di spettacolo che piazza la sua signora in trasmissione.
«Giovanna è una brava persona, c'è una storia d'amore vera che dura da 5 anni. A me piace lavorare con lei e la gente la apprezza. In quei 20 giorni di Formula segreta mi chiedevano: perché non hai messo Giovanna? Nel preserale piace ai ragazzini, agli uomini. Se le capitano cose da sole, ben venga».
E' deliziosa. Ma quali cose?
«Ha fatto uno speciale con D'Angelo su Italia 1 e poi ha rinunciato a proposte teatrali anche per starmi accanto nel momento difficile del passaggio».
Dai, lei è gelosissimo.
«L'uomo più geloso del mondo. Ma cerco di fare in modo che non sia un limite, per lei. Non che non mi fidi, ma anche quando la guardano, io... Vabbé, è bella, è giusto così. E' semplice, pulita, diversa dalla media delle ragazze che si trovano nello spettacolo».
E se le chiedesse di fare un calendario?
«Eh, sarebbe un mezzo problema, però non me l'ha mai detto. Ma i calendari ormai sono così inflazionati, inutili. Li fanno tutte, ormai hanno perso significato».
Neanche quelli delle farmacie, quattro centimetri per sette? Lì non si vedrebbe niente...
«Forse quello sì, oppure la pista cifrata delle parole crociate».
“No, ricomincio da zero. Con chi mi dà fiducia e sa quello che posso dare. Sono molto sereno e sicuro. Faccio questo mestiere dall'85. Se davanti a un paio problemi mi dovessi arrendere, allora dovrei pensare che tutto quello che mi è capitato sino a oggi è stato solo un eterno colpo di culo. Non è così. E' come per un calciatore: magari sbagli due campionati di fila, ma se in passato hai segnato molto, non ti puoi essere rimbambito di botto”.
Ci sta ripensando, alla Rai?
«In questo momento sono qui e aspetto segnali da Mediaset. Quando ho un contratto non mi piace seminare in giro. Sono qui per fare cose importanti. Se Mediaset mi dà un preserale importante ma che duri magari non tre mesi ma nove-dieci mesi di seguito all'anno, non ho nessun motivo di dire me ne vado. Ho a che fare con persone che stimo: qui sono nato, anche se la consacrazione l'ho avuta in Rai che mi ha fatto crescere».
C'è un Gerry Scotti che presidai il preserale...
«Lì sono scelte che deve fare l'azienda: vuole giocare solo con una punta o con due? Penso che Gerry sia uno tra i più bravi presentatori sul mercato, ma io con il preserale in Rai per tanti anni ho vinto, e non mi sento inferiore a Gerry Scotti. Quel che fa lo lui lo posso fare io. Lo dico con serenità, senza presunzione né arroganza. Un'azienda importante dovrebbe avere più conduttori poliedrici. Sto parlando di Mediaset, non di una tv locale».
Durante una puntata de L'eredità ha dato il suo numero di cellulare. L'ha mai chiamata qualcuno?
«Non era il mio, ma del mio assistente. Uno scherzo. E' lui è impazzito: fra l'altro doveva tenerlo acceso per forza e per 10 giorni non ha avuto tregua. Gli ho detto: se hai “broccolato” qualche ragazza, però, lo devi a me...».
Lei non sopporta l'aglio. Però le vampirizzano gli ascolti. Sta pensando ad altri rimedi?
«(Ride) Accendere la luce. Forse devo accecarli con il sole... No guardi, in questo lavoro ci vuole tanta fortuna. Il programma vale l'80% del successo».
Ma come: e tutti quelli che conducono e dicono che il conduttore è fondamentale?
«Balle. Tutte grandi cazzate. Se non hai un buon programma – che vale l'80%, ripeto - non vai da nessuna parte. Io piuttosto monto a cavallo: sono anche istruttore di equitazione. Lì vale la stessa regola: puoi essere un cowboy straordinario, ma senza un buon cavallo, l'ostacolo non lo passi. Il conduttore vale il 20%».
Quando fa kickboxing e colpisce, chi vede? Qual è la sagoma che si materializza?
«Vedo solo la mia e mi ripeto: pensaci bene quando fai una scelta, nel bene e nel male. Con Conti non ho mai avuto problemi, in realtà. Con la Ventura qualcosa ai tempi di Music Farm e con Scotti una sorta di eterno antagonismo, già dai tempi della radio, ma quando ci vediamo il rapporto è buono. Non so se falsamente buono, perché il nostro ambiente è fatto di baci e abbracci, ma mi sembra buono. Credo che lui sia un uomo fortunato: un bravo conduttore, famoso, ricco. Non credo che abbia motivo di temere se Amadeus lavora un po' di più... All'estero chi conduce fa un programma alla volta. Se ne parte uno, gli interrompono l'altro. Solo da noi si va in onda con tre-quattro, ti dai la linea da solo».
Accessorio del “pacchetto Bonolis”?
«Bonolis era passato l'anno prima. Come agente ho Lucio Presta. Uno che fa il tuo interesse al di là dell'azienda: se sei felice nel fare una cosa, fa di tutto per appoggiarti. Certo, se tutti lavorano da una parte è più facile la gestione, ma in anni non ho mai sentito parlare di pacchetti. Si valuta singolarmente».
Lei è miope e daltonico. Però passando a Mediaset il colore dei soldi l'ha visto...
(Gli si illuminano gli occhi) «Sì sì, lo ammetto».
Quanti?
«Il 740 non lo espongo, ma sarei falso se dicessi che non ho pensato al lato economico. Il contratto base è più o meno lo stesso, solo che in Rai facevo una telepromozione, a mediaset tre. Lì sta la gran differenza».
Il suo amico astrologo Paolo Fox qualche tempo fa le aveva previsto un futuro televisivo migliore. Invece è stata una sòla, come si direbbe a Roma.
«No, per la verità Fox mi sconsigliò di cambiare quando ci fu il passaggio, e io non gli diedi retta».
Caspita, allora hanno ragione gli astrologi.
«Non li consulto prima di fare una cosa, intendiamoci, ma lui è un amico e ogni tanto gli chiedo un parere. Non sono pentito, ma se non avessi provato avrei sbagliato. E poi nessuno mi ha mai detto: “1 contro 100” mai più. Sto aspettando e mi trovo bene. Piersilvio lo conosco ed è molto intelligente. Se ad agosto mi trovassi a non essere desiderato a questo punto direi ok...».
Anche lei cede al vecchio vizio dell'uomo di spettacolo che piazza la sua signora in trasmissione.
«Giovanna è una brava persona, c'è una storia d'amore vera che dura da 5 anni. A me piace lavorare con lei e la gente la apprezza. In quei 20 giorni di Formula segreta mi chiedevano: perché non hai messo Giovanna? Nel preserale piace ai ragazzini, agli uomini. Se le capitano cose da sole, ben venga».
E' deliziosa. Ma quali cose?
«Ha fatto uno speciale con D'Angelo su Italia 1 e poi ha rinunciato a proposte teatrali anche per starmi accanto nel momento difficile del passaggio».
Dai, lei è gelosissimo.
«L'uomo più geloso del mondo. Ma cerco di fare in modo che non sia un limite, per lei. Non che non mi fidi, ma anche quando la guardano, io... Vabbé, è bella, è giusto così. E' semplice, pulita, diversa dalla media delle ragazze che si trovano nello spettacolo».
E se le chiedesse di fare un calendario?
«Eh, sarebbe un mezzo problema, però non me l'ha mai detto. Ma i calendari ormai sono così inflazionati, inutili. Li fanno tutte, ormai hanno perso significato».
Neanche quelli delle farmacie, quattro centimetri per sette? Lì non si vedrebbe niente...
«Forse quello sì, oppure la pista cifrata delle parole crociate».
Ha lasciato la Rai anche perché non le affidavano Sanremo. Visti i risultati di quest’anno, ha brindato allo scampato pericolo?
«Ma se sei un conduttore e ti offrono Sanremo, lo devi fare, comunque, sennò sei un pazzo. Non mi capiterà mai, ma se succedesse, accetterei. Dando il massimo. “Pipobbbaudo è Pippobbbaudo”, a lui uno in più o in meno non cambia nulla. Ma io lo farei al volo».
I critici non la amano. Perché?
«Zero. E non ho mai capito perché. E poi ci sono quelli che non leggo neanche più, come Aldo Grasso. Qualunque cosa faccia, non gli è piaciuta. A prescindere. Dico: mai visto, in tanti anni, una cosetta mia che ti sia piaciuchicchiatina-ina-ina? No? Mai? A questo punto dì che non mi sopporti, e ti considero di più».
Amadeus, lei ha composto, in un’altra vita, sinfonie immortali. Perché fa tv? In fondo è arte povera...
«Perché non ho mai voluto fare altro. Qualcuno direbbe che non ho saputo fare altro. So per certo che da quando avevo 16 anni, questo volevo fare».
«Ma se sei un conduttore e ti offrono Sanremo, lo devi fare, comunque, sennò sei un pazzo. Non mi capiterà mai, ma se succedesse, accetterei. Dando il massimo. “Pipobbbaudo è Pippobbbaudo”, a lui uno in più o in meno non cambia nulla. Ma io lo farei al volo».
I critici non la amano. Perché?
«Zero. E non ho mai capito perché. E poi ci sono quelli che non leggo neanche più, come Aldo Grasso. Qualunque cosa faccia, non gli è piaciuta. A prescindere. Dico: mai visto, in tanti anni, una cosetta mia che ti sia piaciuchicchiatina-ina-ina? No? Mai? A questo punto dì che non mi sopporti, e ti considero di più».
Amadeus, lei ha composto, in un’altra vita, sinfonie immortali. Perché fa tv? In fondo è arte povera...
«Perché non ho mai voluto fare altro. Qualcuno direbbe che non ho saputo fare altro. So per certo che da quando avevo 16 anni, questo volevo fare».