Se pensi alla salute (e al suo ritratto), pensi a Elisabetta Canalis, 30 anni il prossimo 12 settembre e la voglia di cucirsi addosso una nuova pelle televisiva. Sei giorni dopo aver spento le candeline, l’ex Velina per antonomasia debutterà su Raidue con «Artù», accanto a Gene Gnocchi. E per Mediaset ha appena finito di girare la sitcom «Medici miei», che ironizza sulle tante, forse troppe (ce ne occupiamo a pagina XX) serie ospedaliere.
Elisabetta, anche lei non ha resistito al richiamo della corsia...
«Sì, ma a modo mio: sarò la dottoressa Vicky Colombini, a metà fra Samantha di “Sex & The City” e la raccomandata della porta accanto. Quella che tutti troviamo sul posto di lavoro».
Elisabetta, anche lei non ha resistito al richiamo della corsia...
«Sì, ma a modo mio: sarò la dottoressa Vicky Colombini, a metà fra Samantha di “Sex & The City” e la raccomandata della porta accanto. Quella che tutti troviamo sul posto di lavoro».
Pessima e divertente?
«Sarò molto determinata, carrierista, ma più attenta agli aperitivi post ufficio che al resto».
Voleva diventare un medico, come suo padre?
«Papà è un grande radiologo, che a 60 anni studia ancora. Mio fratello fa lo stesso lavoro a Lugano. Mia madre invece è archeologa. I miei genitori sono il più grande esempio di dedizione professionale che io conosca».
Sul set ha legato con qualcuno?
«Con Antonio Cupo. Mi succede sempre, quando lavoro: nasce il feeling con i belli autoironici. È successo con Roberto Farnesi in “Carabinieri” e con Enrico Silvestrin per il “Festivalbar”».
Silvestrin è autoironico?
«Sì, abbastanza. Ma essendo un po’ timido, si nota meno».
Vedendo la sua foto in camice, non si può fare a meno di pensare a Edwige Fenech nelle commedie di serie B degli Anni 70...
«Di serie B ma capaci di affascinare persino un genio come Quentin Tarantino. Nessuno è profeta in patria».
Farebbe film come quelli leggendari di Edwige, spiata durante la doccia dal buco della serratura?
«C’è un tempo per ogni filone, dai Pierini alle dottoresse, ai vari “Scary Movie” o “Pie” americani, ma magari avessi avuto l’opportunità di fare i film della Fenech! Che ha dimostrato col tempo di avere gran testa, oltreché bellezza».
A proposito di Pie, il 5 settembre esce in Italia «Decameron Pie», che aggiorna il filone boccaccesco. L’ha girato tre anni fa e ha il mini ruolo di una suora...
«Quel “Pie” è fuorviante, perché si tratta di un altro tipo di film rispetto alle tipiche commedie Usa. Non so se tutti quelli del cast che l’hanno girato accetterebbero di rifarlo, vedendo come è stato poi proposto al pubblico».
Sta suggerendo fra le righe di non andarlo a vedere?
«No, non ho detto questo: è un bel film, che forse avrà i soliti problemi con la critica, ma è il titolo che è sbagliato. E nel cast c’è gente come Tim Roth, Anna Galiena, Hayden Christensen...».
È vero che i costumi sono griffati?
«Sì, è prodotto al 50% da Roberto Cavalli e ogni pezzo di stoffa che si vede in scena, dall’ultima tovaglia all’abito d’epoca più elaborato, è opera sua».
Come vede Cristina Chiabotto, sua erede a «Controcampo», se il programma passerà su Retequattro?
«Perché i giornali scrivono questa fesseria? La prego, almeno lei dica la verità:“Controcampo” è finito con me e con Piccinini, che farà altro. Sarà semmai il programma di Alberto Brandi, e lei prenderà il posto della Varriale».
Fatto. Ma le piace la Chiabotto?
«L’ho vista nei corridoi Mediaset, è una bella stangona, da voltarsi a guardarla. Televisivamente è acerba, ma diamole tempo. Ha già un notevole curriculum».
Come sarà il suo «Artù»?
«Con Gene Gnocchi faremo una co-conduzione, e sto lavorando personalmente con gli autori per mettere a punto i miei contributi. Prometto che ci sarà da ridere».
È l’estate della crisi, con cali anche del 40% per il turismo. E lei, solito viaggio negli States?
«Solo per lavoro, a Miami. Di norma faccio due mesi all’anno là, ma stavolta quasi niente ferie. Ho avuto da fare. Appena quattro giorni nella mia Sardegna, su spiagge belle e isolate, evitando con cura i paparazzi. La crisi però si nota ovunque».
Non tra lei e il suo fidanzato Reginaldo, attaccante del Parma, spero.
«No, con lui è ok. Stiamo bene e sono per la prima volta molto serena. E questa positività si riflette anche sul lavoro».
È riuscita poi a recuperare i 511 euro che le doveva Parmalat, dopo il famoso crac? Lei era un’illustre creditrice.
«No, e non sono stata neppure a insistere, non mi sembrava il caso».
Per quale motivo Parmalat le doveva quei soldi?
«Non lo so esattamente, ma credo che fosse per la telepromozione di uno yogurt, fatta ai tempi di “Striscia”».
Ma lei come investe quel che guadagna?
«Il mattone è sempre il mattone. Ho comprato casa a Milano, dopo anni di affitti pagati invano, e immobili per la mia famiglia, in Sardegna. Ora mi guardo in giro per Stati Uniti, Brasile (molto interessante), ma anche Milano. Basta solo avere i soldi...».
A proposito di “Striscia”: stanno per eleggere le due nuove Veline. Quali caratteristiche deve avere la Velina perfetta?
«Non deve essere “posona”».
Prego?
«Massì, una che sta in posa, che crede troppo in se stessa. Serve autoironia».
Perché lei è rimasta nell’immaginario come la Velina per antonomasia?
«Crede davvero? Grazie! Non penso sia per il binomio con i calciatori. Piuttosto, Maddalena Corvaglia e io siamo state le prime a essere molto lanciate mediaticamente. Credo sia per questo».
Entrambe molto sexy.
«Con Maddalena siamo rimaste molto amiche, pur avendo caratteri agli antipodi. Ci sentiamo spesso, e sogniamo di condurre un giorno un programma insieme».
Si può fare...
«Non credo, non ce lo proporranno mai: siamo troppo legate a quell’immagine».