Michele Santoro lascia la Rai per diventare «collaboratore esterno» della Tv di Stato. «Accordo consensuale», riferiscono le cronache. Quindi nessuna cacciata, ma una risoluzione del contratto di comune accordo - a sorpresa - prima della sua naturale conclusione. Le collaborazioni esterne sono, notoriamente, molto ben remunerate. Niente a che vedere con gli stipendi, come sottolinea con una punta di perfidia Bruno Vespa, il quale da anni gode dello stesso trattamento del quale godrà il tribuno di «Annozero».
La testata chiuderà il 10 giugno, per poi sparire, ed è certo un duro colpo per i fedelissimi di Michele, il pasdaran di Raidue. Che ora medita di dedicarsi alle «docufiction», ma intanto avvisa: non darò spiegazioni alla stampa «sin dopo la firma del contratto».
Immaginare il polemista Santoro alle prese con le «docufiction» è come figurarsi Pippo Baudo alle previsioni del tempo o mentre impasta le tagliatelle di Nonna Pina alla Prova del cuoco. Quantomeno riduttivo.
L'impressione è che Santoro, tanto fazioso quanto bravo, abbia capito di essere arrivato al culmine della sua parabola antiberlusconiana (più di così, in effetti, è difficile dare...) e voglia capitalizzare passando alla cassa. Togliendo così anche un grosso problema all'odiato Silvio, che non vedeva l'ora di levarselo di torno. Forse non ne trarrà gran giovamento la sua immagine di duro e puro, ma il portafogli senza dubbio. Quanto costerà l'operazione ai contribuenti? Il rischio è che Marco Travaglio si trovi costretto a fare un editoriale anche contro di lui. Non sia mai.
Insomma, Michele: è la tua risposta definitiva? Sicuro? L'accendiamo?