Con la (prevedibile) vittoria della splendida voce del soprano novarese Carmen Masola si è conclusa la prima edizione di «Italia's Got Talent». Carmen era perfetta per il ruolo, per garantire il perpetuarsi della favola; insomma, la nostra Susan Boyle, l'unica che sia riuscita a far commuovere Gerry Scotti. Uno che piange soltanto quando stacca gli assegni (quelli del «Milionario», s'intende).
Più volte accostato alla «Corrida», il programma è non solo una versione alta del people show di Corrado, ma un innesto di più citazioni televisive: dalla conduzione sorvegliatamente zelighiana di Simone Annichiarico e Geppi Cucciari, allo sfoggio di piccoli fenomeni della musica («Ti lascio una canzone»), sino al trittico di giuria di «X-Factor». Rispetto al quale allarga - e può essere un pregio - l'universo del campione, andando a esplorare il talento di personaggi che altrimenti non potrebbero avere una ribalta televisiva.
E la giuria funziona: dal carisma di Maria De Filippi, alla voglia repressa di pontificare di Gerry, passando per l'emergente discografico Rudy Zerbi, efficace misto di cattiveria e bonomia. Zerbi ha lasciato Sony per diventare con molte probabilità punto di riferimento della nuova etichetta discografica di Maria. Che gestendo anche «Amici», aveva bisogno di allargare i propri orizzonti senza regalare ad altri i suoi giovani campioni d'incasso.