Si può fare spettacolo inscenando in tv (senza l’ausilio di professionisti) un mini-teatrino della politica? Se lo domanda, acciambellato su una sedia nello studio di Play Radio, a Roma, anche Fabio Canino, al debutto lunedì 26 marzo su Raidue con le sette puntate di «Vota Antonio». La leggendaria invocazione elettorale di Totò sintetizza il titolo di uno show che mette in vetrina gente comune che ha un’idea - anche bizzarra - per migliorare l’Italia.
Canino, perché fa questo programma?
«Perché qui c’è un santo per tutto, eppure siamo messi male: dall’ecologia, al traffico, alla sanità. Noi daremo spazio in ogni puntata a 6 persone che hanno un’idea credibile per far del bene al Paese. E il vincitore verrà aiutato a far si che diventi una proposta di legge».
A metà fra «Portobello» e «La corrida»?
«Non farei troppi paragoni. Da noi ci sarà una doppia lettura, a volte più seria, e molto spesso scanzonata. Ma seguiremo anche in provincia, sul territorio, chi propone le leggi e i suoi supporter».
La politica messa in burla aumenta il comune senso civico, lo danneggia, o le serve solo per confezionare uno show?
«La politica si è già messa in burla da sola, persino nelle sedute della Camera e del Senato che vediamo in tv. O con i politici ospiti di varietà e tele-salotti. Ecco, da noi i politici veri saranno banditi».
Qual è la sua proposta per cambiare l’Italia?
«C’è chi lamenta interferenze politiche del Vaticano. Dal momento che ci sono molti Paesi nel mondo a maggioranza cattolica, non solo l’Italia, dalla Polonia al Giappone, al Brasile, propongo: “Vaticano in tournée”. Il Vaticano resta simbolicamente un anno in ogni Paese cattolico. Alla fine, si ricomincia. Così tutti hanno l’opportunità di provare l’esperienza, non solo noi».
Quale legge invece abolirebbe?
«L’orario fisso di chiusura per i locali notturni: non è quello che crea problemi ai ragazzi. Si tratta di un’ipocrisia all’italiana».
Da gay, che cosa pensa dei Dico?
«Beh, vogliamo chiamarli Dicevo, omai? Se devo essere ottimista, li considero un primo passo; da pessimista, un ipocrita compromesso».
Sostiene che «molti dello spettacolo o della moda sfruttano il mondo gay senza dare niente in cambio». Che cosa significa?
«Che ci sono cantanti, calciatori, stilisti, una serie di personaggi che mi fanno tanta tenerezza perché ammiccano al mondo omosessuale per allargare i loro consensi, ma non dichiarano la loro omosessualità per paura di perdere pubblico. Troppo comodo. Basterebbe che un noto calciatore dicesse anche solo una parola a favore della causa o che si dichiarasse, e sarebbe utile per rasserenare il clima».
Vede ancora una caccia alle streghe nei confronti dei gay?
«Sì, forse meno nelle grandi città; ma in provincia c’è ancora molto da fare. Quando il “Gay Pride” sarà considerato solo una normale festa, la partita sarà vinta».
Dopo Cecchi Paone, anche Andrea Occhipinti ha fatto coming out. È quasi una moda...
«Ma quello di Occhipinti è un falso outing, si sapeva già... Non l’ha mai nascosto. Invece ci sono cantanti che indossano da anni tutine di lycra e non si dichiarano. La moda semmai è quella di certa stampa, che va a caccia di personaggi ai quali far fare outing per sapere il come e il quando, i particolari scabrosi».
Il suo idolo, Raffaella Carrà, lamenta il fatto che la Rai non la faccia lavorare. Che cosa ne pensa?
«Non la Rai, ma Fabrizio Del Noce, il direttore di Raiuno, per un fatto personale. Non penso che si debba dirigere una rete badando a simpatie o antipatie personali e credo che Raffa abbia pienamente ragione».
In Rai non esiste solo Raiuno...
«Sì, ma Raffa si sente un personaggio di Raiuno, e ha sempre lavorato lì».
E lei, perché ha lasciato Mediaset per la Rai?
«Un po’ per lo stesso motivo: ho fatto “Cronache marziane” che su Italia 1 è andato benissimo, grandi ascolti, tutti contenti, eppure me l’hanno chiuso. Inspiegabile. Non la consideravo un’esperienza finita, eppure...».
Le hanno fatto fare «Frankenstein»...
«Era il silenzio dopo il botto, un buon programma un po’ sottovalutato, ma certo non la stessa cosa. Non so, forse “Cronache” dava fastidio a qualcuno».
Ha proprio il dente avvelenato...
«Sì, lo ammetto. Lo considero il peggiore sgambetto che mi abbiano fatto».
Il migliore e il peggiore programma della tv.
«Il peggiore resta da anni “Uomini e donne”, per non conduzione, non pubblico, non intrattenimento. Il migliore “Le invasioni barbariche”, anche per il taglio inusuale col quale vengono proposti i servizi».
Si è un po’ imborghesito o si sente sempre un ragazzaccio?
«Imborghesito mai, non potrei. Dico quello che penso, e sono cavoli amari. Niente ipocrisie. Avrei fatto molta più strada con scelte più oculate e qualche silenzio in più».
E la sua vita sentimentale?
«Ha presente Cirio e Parmalat? Un fallimento. Ero accompagnato sino a poco tempo fa, ma ora sono solo. So dare consigli agli altri, ma non li so dare a me stesso, per vivere le mie storie».
Per rilassarsi, che cosa fa?
«Sto con gli amici, amo molto leggere, e poi il buon mangiare, la cucina. Sono forte sui primi e i dolci».
Chi sono i suoi amici?
«Gente normale, che mi fa stare con i piedi per terra, che mi ricorda ogni tanto che sono un privilegiato, che si diverte e guadagna in un giorno quello che loro a volte guadagnano in un mese».
Facciamo qualche nome.
«Sono sconosciuti: dal bancario alla guida turistica, dal traduttore a chi lavora in un albergo. Tra i personaggi noti, Gennaro Cosmo Parlato e Cecchi Paone, ma non li posso considerare amici amici. E poi sono poco mondano, alle feste vip non vado mai».
Che cosa pensa dei maxi-compensi agli artisti?
«Che quando ho sentito che la Hunziker per Sanremo prendeva sì un milione di euro ma il suo agente precisava che con quella cifra doveva pagare anche truccatori, viaggi, assistenti, eccetera, volevo quasi farle un bonifico».
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