Italiani sempre più poveri, ma pur sempre “griffati”. Nel pieno di una crisi economica globale, l’italiano permane un cultore della propria “immagine”, da addobbare con quella rosa di status symbol che da almeno tre decenni ne condiziona l’immaginario. E’ il mercato del “lusso” da ostentare, divenuto criterio unico di affermazione sociale. E questo panorama falso e patinato contribuisce a nascondere la realtà di un paese sempre più incattivito, corrotto e moralmente devastato. Quali sono le cause di questo degrado? Chi ha fomentato la perversa ideologia del “lusso per tutti” che da un certo momento in poi si è impadronita del paese?
Paolo Boggi, 80 anni, noto imprenditore del tessile, dà alle stampe «Poveri con la griffe», un pamphlet che è una dura, lucida requisitoria contro i falsi miti di un progresso che appare oggi una nave impazzita, che naviga senza bussola. E la sua voce si leva in particolare contro il fashion system e i suoi tanti cantori, fabbriche di modelli irraggiungibili, da cui è discesa soltanto frustrazioni e infelicità per le masse.
Quale è stato – si chiede l’Autore – l’impatto “culturale” della moda italiana? Può essere un caso se l’affermazione del settore abbia caratterizzato uno dei periodi di maggior decadenza nei costumi degli italiani? Siamo proprio convinti che i brand e le grandi maison abbiano dato lustro al Made in Italy e non piuttosto soffocato la creatività di un’industria tessile che fu fiorente e all’avanguardia fino agli anni ’80? E poi: per quanto tempo ancora parleremo di “Made in Italy” a proposito di prodotti realizzati nelle fabbriche di Pechino e rivenduti in Europa con rincari del 1000%? Quando industriali e pubblicitari si accorgeranno che, in particolare oltreoceano, il vento sta cambiando e che è giunto il momento di fare autocritica?
«Abbiamo legittimato - dice Boggi - tutto ciò che riconduce un uomo al sottosviluppo mentale, alla regressione, fino al paradosso di provare vergogna a sentirsi galantuomini ... E’ stupefaciente assistere alla meraviglia con la quale i sacerdoti del lusso si sorprendono del calo delle vendite, come se la corsa agli acquisti e soprattutto i meccanismi che reggono il loro mondo, dovessero necessariamente perdurare all’infinito…».
Post più popolari
-
Debora Orlandi, una delle ragazze Cin Cin di Colpo Grosso, con Umberto Smaila. Umberto Smaila con Debora Orlandi (a destra) I baff...
-
L'insegna «My Auchan» appena issata su quella del defunto «Limelight». Se la grande distribuzione soffre e la media non se la passa...
-
Il nuovo fenomeno del web di chiama Raffaella Giordano , in arte Parvolo , e vive a Sant'Antonio Abate, nel Napoletano. Dove tra non ...
-
A deporre le armi, non ci pensa. Figurarsi. Lucido, pacato ma risoluto, Roberto Pregadio, tagliato fuori dall’ultima edizione de «La corrida...
-
Il conduttore tv Ettore Andenna. Se vuoi fare strada (meglio, carrareccia) nel giornalismo “impantanativo”, lavora per Oggi. Il giorna...
-
Uno tra gli incontri edificanti di quasi trent'anni (li festeggio l'anno prossimo) di questo mestieraccio, è stato senza dubbio q...
-
RICCIONE - E poi dicono che non ci sappiamo rinnovare: se sulla Croisette, Francia, da sempre, impazza la vuota starlette, in Romagna, Ita...
-
Laura Chiatti è ai ferri corti con Fabri Fibra . Dopo che il rapper ha pubblicato il brano «Vip in trip» , con un testo che si riferi...
-
Plinio Fernando. Era sparita da 15 anni. Eppure la figlia di «Fantozzi» è viva e lotta insieme a noi. «Abbia pietà quando scrive di me, l...
-
Per aver fatto (obbligatoriamente) una carta di credito (mai usata e ora scaduta, avevo già la mia...) diversi anni fa, all'atto dell...