L'uscita di scena di Aldo Busi (e persino di Loredana Lecciso, nella sua kitscheria improntata al finto low profile, per smarcarsi dalla vecchia immagine) ha segnato il de profundis della settima edizione dell'Isola dei famosi.
Il programma, con un cast che quest'anno era già imbarazzante per pochezza, sembra ripiegare sempre più verso lo schema «Grande Fratello». E si va verso il totale snaturamento di un reality che è sempre stato altro. Ben altro. La stucchevole passerella di sdentate vecchie glorie dello spettacolo aggrappate al successo, che pur di tornare a splendere in prima serata accettavano fame, sete, litigi, stress, notti all'addiaccio. Il sadismo di veder dimagrire e litigare quei vecchi leoni (e leonesse) fra cocchi e palmizi era l'essenza stessa del programma. Il suo valore aggiunto.
Ora non restano che Sandra Milo nei panni di Nefertiti, e la stuatuaria (nel senso di poco loquace) Clarissa Burt. Il resto è una male assortita pattuglia di perfetti sconosciuti che starebbero bene nella Casa televisiva di Alessia Marcuzzi, non alla corte di Simona Ventura. Tra «non famosi», figli di famosi ma di fatto invisibili, e avanzi di tronismo (il buro dagli occhi di ghiaccio Federico Mastrostefano può davvero dire di essere - o di essere stato - qualcuno?), sembra la sagra del Carneade. Il trionfo del «chi era costui?». Magnolia quest'anno ci ha ammannito persino cuochi e giocatori di rugby ignoti ai più. Insomma, per poter dire che non ci siamo fatti mancare niente, ci siamo fatti mancare tutto. Colpa del budget? Forse. Del resto proprio ieri Orietta Berti ha dichiarato di aver rinunciato a 700 mila euro di cachet che reality vari le hanno continuamente proposto.
Nonostante gli ascolti che ancora riesce a racimolare, «L'isola dei famosi», così, è morta. Facciamocene una ragione.
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