1954. Gli agenti federali Teddy Daniels (Leonardo DiCaprio) e Chuck Aule (Mark Ruffalo) raggiungono un istituto di igiene mentale a Shutter Island, impervio isolotto al largo della costa, per indagare sulla misteriosa scomparsa della pericolosa infanticida Rachel Solando. Ma com'è possibile? Qui è come ad "Amici" di Maria De Filippi: una volta dentro, non si può scappare...
Il direttore del manicomio (Ben Kingsley) sembra un po' reticente e Daniels - che in passato aveva indagato in segreto su alcune presunte violazioni dei diritti umani commesse nella struttura - tra una sigaretta e l'altra si tormenta con qualche visione della moglie morta pochi anni prima. Ritrovata Rachel più intirizzita del passerotto di Del Piero, gli investigatori restano bloccati sull'isola a causa di una tempesta.
Vuoi vedere che se andiamo a visitare l'inaccessibile "Blocco C" scopriamo così tante porcherie ai danni di questi poveri pazzi da scriverci un libro? Occhio perché non è finita. Anzi, comincia qui.
Impeccabile noir thriller di Martin Scorsese, che si diverte a giocare con DiCaprio (e lo spettatore) come il gatto fa col topo. Leo, molto efficace, sembra appena uscito da "The Aviator", e la storia - che parte lenta - prende corpo nel secondo tempo, sino allo spiazzante finale che riannoda tutti i fili. Ottima fotografia per un film che inquieta soprattutto perché sa restituire in modo impagabile l'inquietudine della follia. Prigione senza sbarre ma non per questo meno dannata. VOTO: 8.