Nel giorno della Festa della donna, si consacra un uomo: Mauro Marin (nella foto), il vincitore pluriannunciato della decima edizione del «Grande Fratello». Nella nuova Repubblica fondata sul Televoto (e sui decreti che sistemano le cose) d’altra parte, non poteva essere che così.
Nato nell’operosa Castelfranco Veneto il 21 luglio 1980, Marin è la mediocrità al potere. Un simpatico cialtrone che tanto sarebbe piaciuto ad Alberto Sordi, specializzato nel portare sullo schermo personaggi distonici. Apparentemente vincenti, boriosi bulletti di periferia, ma codardi nell’intimo. Moralmente sfigati, insomma.
Marin rappresenta bene il Paese in questa fase di basso, bassissimo impero. E se nel passato il GF è stato vinto spesso da onesti sfigati tendenti al piagnucoloso, stavolta si afferma il camaleontismo al sapor di stoccafisso. Lo stesso che (di nascosto) assaggia il duo finto lesbo composto da Sarah Nile e Veronica Ciardi. Quest’ultima, per non farsi mancare niente, è stata ieri a Domenica 5 per dire di aver abortito all’età di 15 anni. Che per una come lei equivale alla strabiliante confessione di un coetaneo che ammette di aver visto un film porno.
Anche dal punto di vista autorale è stata l’edizione della mediocrità: pochissima scrittura e trovate drammaturgiche ridotte al lumicino. Il massimo dello sforzo era contrapporre due contendenti e suonare il gong: e ora scatenatevi, ragazzi. Che lo share s'impenna.
Colei che ne è uscita meglio, al solito, è Alessia Marcuzzi. Brava, misurata e funzionale al programma. Non a caso nell’ambiente corre voce che forse già dal prossimo anno venga rimpiazzata dall’onnipresente Barbara D’Urso, che non vede l’ora di tornare al timone del reality. Perché alla disgrazie, in tv, c’è mai fine.