venerdì 5 febbraio 2010

MORGAN «PORTA A PORTA»: IL CRACK DEL MARCO AMBROSIANO

Il pentimento di Marco Morgan Castoldi, ieri notte a «Porta a porta», è durato il battito d’ali di una farfalla. Più di tanto, del resto, il ragazzo non riesce a dare. Non può dare.
Milanese, spaccone (di quelli che forse non sarebbero piaciuti al compianto Guido Nicheli, il cumenda cinematografico per eccellenza), Morgan è così: un concentrato di narcisismo, egocentrismo, instabilità e indubbia intelligenza. Che spesso si diverte a buttar via senza ritegno ritenendo il proprio talento incommensurabile.
E hai voglia a citare Jimy Hendrix, Jim Morrison, Janis Joplin, persino il nostro Vasco Rossi come simboli dell’Arte – con la maiuscola - traviata dalla tossicodipendenza. Se in fondo alla lista metti il nome del signor Castoldi, il castello non regge. Hai voglia a inanellare supposte liste di proscrizione (Franco Califano, Fiorello, Walter Chiari, Paolo Calissano, Emanuele Filiberto di Savoia), o a citare esempi letterari (Rimbaud, Baudelaire). Se in studio c’è Morgan che prima si inumidisce gli occhi e poi ridacchia e cialtroneggia, come sempre, alla fine non ci credi più di tanto. Alla fine ti rendi conto di essere tu stesso parte dell’ennesima pagliacciata all’italiana. Con il rocker presunto maledetto (ma perfettamente integrato nel sistema) che con questa promozione sa di aver vinto l’equivalente di 10 Sanremo. E la Rai che con padre Vespa officia una messa del perdono capace di sbancare l’Auditel.
Con Don Mazzi chierichetto, Livia Turco (la pia donna piangente) e un’insopportabile Claudia Mori che seguita a ripetere che la Rai ha sbagliato a dare al cattivo ragazzo l’esemplare punizione sanremese. «Non siamo ipocriti». No, cerchiamo di non esserlo. Ma vediamo di non essere neppure troppo perdonisti, perché i cattivi esempi, si sa, fanno proseliti.
Speriamo tanto che ora la telenovela sia finita davvero. Qualcuno, per festeggiare, forse si farà una canna.

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