lunedì 25 gennaio 2010
SE CONOSCI FABRIZIO CORONA, ALMENO NON VANTARTENE
Chiacchiero piacevolmente con l'amica Federica, frequentatrice della Milano non più da bere ma da sorseggiare cautamente, causa crisi. A un certo punto del discorso mi butta lì, con studiata distrazione: «Sì, forse un giorno di questa cosa mi ha già accennato Fabrizio...».
Chiedo: «Fabrizio chi?». E lei, pacata, come per segnare un punto: «Fabrizio Corona, no?». Quasi che la sottilmente vantata, supposta (nel senso più medico del termine) amicizia col tele-bulletto di periferia fosse un plus, una chicca, qualcosa che ti fa guadagnare la stima dell'interlocutore. Che, in questo caso, scrive di spettacolo.
A parte il fatto che se fossi amico di Corona non lo andrei certo a dire in giro ma passerei buona parte della giornata a preoccuparmi per la mia condizione, resto dell'idea che l'unica - ma proprio l'unica - cosa invidiabile del triste boss palestrato di paparazzolandia sia l'opportunità di trombare Belen Rodriguez. Ma se sei una donna, Dio mio, non ti resta neanche quello. E E il pensiero è devastante.
Corona non è solo il tipico esempio da non seguire (idolatrato da qualche ragazzino invasato per via di quella sua sempre supposta aria da vincente), la protervia fatta persona (e anche sul sostantivo ci sarebbe da discutere), l'orgogliosa quintessenza dell'antipatia. Corona è il cardine di un sistema che sta facendo tanto male a questo Paese. «Beh, hai ragione, ma c'è anche chi ha fatto cose peggiori di lui...», ribatte Federica. Certo, c'è anche chi ammazza, stupra, affossa aziende mandando sul lastrico milioni di persone. Ma non mi risulta che nessuno di loro abbia un fan club.
Il mio è moralismo un tanto al chilo? Demagogia? Facile riprovazione? Forse. Forse ha ragione Federica. Forse devo fregarmene.
Intanto io continuo a sognare un 'Italia dove chi è malato di Aids non se ne vergogni, e chi è amico di Corona - pudicamente - non vada a dirlo in giro.
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