domenica 24 gennaio 2010
CHEF TONY: "SILVIO BERLUSCONI HA COMPRATO I MIEI COLTELLI"
Se un consiglio per gli acquisti arriva (anche) al cuore del Presidente del Consiglio, il televenditore che l'ha proposto entra di diritto nella leggenda.
Rapito dalle parole - doppiate ma efficaci - e dai gesti ritmici quanto implacabili di un video dello «Chef Tony» (cuoco italo-americano ormai mitico per chi fa zapping tra le ipnotiche offerte notturne sulle reti private), Silvio Berlusconi ha alzato la cornetta e si è fatto spedire a casa gli 11 affilati coltelli di «Miracle Blade III, la serie perfetta». Quella che trita, sminuzza e affetta qualsiasi cosa. Tranne gli avversari politici, chiaro. La centralinista di turno alla modenese Televideoclub, che distribuisce il prodotto per l'Italia (costa 79 euro, più 39 se si compra anche il ceppo di legno in faggio per «incastonare» le lame, con l'omaggio di altri
quattro coltelli e di uno spremiagrumi) ha fatto il classico balzo sulla sedia pensando a uno scherzo. Invece, era il Cavaliere in persona, che sul
sito dell'azienda americana avrebbe trovato la versione base dei Miracle III ad appena 39,95 dollari (circa 26 euro), più le spese di spedizione.
Pazienza, capita anche nelle migliori famiglie. Di certo, è stato un altro goal da manuale per il grande «Chef Tony», all'anagrafe Anthony Notaro, che iniziò nel 1971 come dimostratore di prodotti per le strade di New York. Lo stesso percorso di Roberto «Baffo» Da Crema, un volto storico delle nostre televendite, al suo debutto imbonitore (vendeva aspirapolveri) nelle fiere di paese. «Non mi stupisco che Berlusconi abbia comprato in tv» commenta «questi acquisti d'impulso gratificano per qualche istante chi li fa. Magari li voleva regalare al cuoco della sua barca. E non è neppure la prima volta: anni fa prese un tappeto da un mio
collega». Gli fa eco Rodrigo Cipriani, amministratore delegato di Mediashopping, ovvero televendite 24 ore su 24 sul digitale terrestre: «Il
Presidente vive molto di notte, e di notte ha chiamato alcuni mesi fa per comprare due nostre panche per inversione, dove ti puoi capovolgere di 180 gradi, a testa all'ingiù: fanno bene alla cervicale e alla colonna vertebrale. Ma anni fa prese anche un rasoio Micro touch e una macchina fotografica».
Il mercato italiano delle televendite fattura circa 600 milioni di euro l'anno, un centesimo di quello americano (è difficile fare un conto preciso per via del sommerso di molte reti locali), e sono in netto
aumento anche gli acquirenti vip. «Dopo essere stato un po' penalizzato nell'immagine da Wanna Marchi, dai fallimenti di Vestro e Postalmarket e
dall'inefficienza delle Poste» dice Cipriani «ora il settore è in crescita: le Poste funzionano, e noi di Mediashopping, per esempio, diamo al cliente 30 giorni per restituire il prodotto, a sue spese, anziché i 10 previsti dalla legge».
Le cinque categorie merceologiche più gettonate sono, nell'ordine: fitness e sport (tapis roulant, panche e le geniali pedane vibranti, per scuotere
la ciccia senza muovere se stessi); prodotti per la casa (dalle scope rotanti ai sacchetti salvaspazio); cofanetti di cd musicali revival; creme e beauty; hobby e fai da te. Il successo dei prodotti proposti dura in media non più di 18-20 mesi.
Un discorso a parte merita lo shopping di lusso. Per raccontarvelo, «Sorrisi» ha violato la fortezza di «Telemarket», che dal 1982 trasmette
su frequenze nazionali da Roncadelle (Brescia). 150 dipendenti, quadri, statue, gioielli, tappeti e oggetti d'arte per un valore di 115 milioni di euro, tutti insieme in una palazzina videosorvegliata con tre studi per le dirette e altrettanti caveau blindati. Sotto l'asfalto, in cortile, rilevatori di peso fanno scattare l'allarme e in tre minuti tutte le
polizie del circondario sono sul posto. Ci accompagna, giacca bianca da ammiraglio con mostrine d'ordinanza, il decano dei televenditori italiani: Paolo Frattini, 54 anni, veneziano. Qui lo chiamano «L'Artista». «Iniziai nel '77, in proprio, a Tele Europa di Varese, ma nel 1979 mi chiamò
Telemontecarlo: vendevo quadri, mobili e vasi di Gallé, mentre Indro Montanelli nell'altro studio faceva il telegiornale». Il sussiegoso Frattini rispolvera i suoi migliori aggettivi per vendere arte tre ore e mezza al giorno, cinque giorni la settimana. Il pubblico chiama, chiede di
poter vedere meglio un oggetto, le centraliniste intervengono in diretta, e lui accontenta tutti. Dopo l'acquisto, partono i camion per le consegne.
È una tv che si consuma come un menu alla carta. «La nostra è una clientela particolare, di classe, e va fidelizzata: hanno un flottante di cassa, una piccola-media disponibilità economica e per realizzarsi
ovviamente puntano a possedere cose belle. Devi essere bravo a motivarli e loro ti scelgono. Alla fine sono il cliente più bello che ci sia». Ma un
tipo esigente come Vittorio Sgarbi, severo critico d'arte che per la rete bresciana inventò anche le «videoperizie», comprerebbe oggetti così
preziosi in una televendita? «Certo» conclude Frattini «l'ha anche fatto più volte».
Durante la nostra visita nel bunker di Telemarket abbiamo visto, fra l'altro, un collier d'oro, diamanti e zaffiri da 85 mila euro; un quadro di Botero («Donna di profilo», del 2004) da 350 mila e alcune statue in bronzo patinato di De Chirico, come «I grandi archeologi» ed «Ettore e Andromaca» (165 mila). Il Picasso da un milione e mezzo di euro purtroppo aveva già preso il volo; in compenso, una scultura conoidale di Arnaldo Pomodoro fa ancora bella mostra di sé al centro dello show-room. «È qui da due anni ed è costata 650 mila euro» dicono gli addetti. «I proprietari l'hanno comprata subito per poi chiederci di custodirla: non hanno ancora pronto il giardino».
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